INTERVISTA A BRUNO MOLTENI: M/C Support della rivista RUN!

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INTERVISTA SCRITTA DA BRUNO MOLTENI SU TRACCIA DI RGP
 

Continuiamo con il progetto di “ricostituzione virtuale” di RUN, storica rivista per ZX Spectrum. Dopo le interviste ad EUGENIO CICERI e STEED KULKA, aggiungiamo un altro “tassello” redazionale con l’intervista a BRUNO MOLTENI, M/C Support (Machine Code) della redazione

Robert Grechi

 

RGP: Ciao Bruno e benvenuto su Retrogaming Planet! Innanzitutto vorrei ringraziarti per il tempo che mi stai concedendo e colgo l’occasione per ricordare a tutti i lettori che questa intervista andrà a far compagnia a quelle, già pubblicate, dei tuoi illustri colleghi Eugenio Ciceri e Steed Kulka!

BRUNO: Ti ringrazio io dell’intervista, anche se non sono sicuro di ricordare molto di quel periodo, sono passati molti anni. Quando mi capita di parlare dei tempi passati con quei due “illustri” mattacchioni, mi rendo conto che loro si ricordano molte più cose di me!

RGP: Cominciamo dai tuoi esordi: come ti sei avvicinato al mondo dell’informatica e con quale macchina hai mosso i primi passi?

BRUNO: Ai tempi ero iscritto al primo anno di Medicina e stavo faticosamente cercando di studiare Anatomia quando il papà di un mio carissimo amico gli fece dono di un fiammante Texas Instruments TI-99/4A. Fu amore a prima vista, forse più per me che per lui!

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Bruno0.5

 

Ci mettemmo giorno e notte a “pasticciare” con il Basic di quel computer e il risultato fu che smisi praticamente di studiare medicina. Probabilmente non sarei mai diventato un bravo medico e quindi il mondo non è che abbia perso molto.
Il difetto del Texas era l’obbligo di programmarlo esclusivamente in Basic senza poter usare l’Assembler. In pratica non esistevano comandi basic tipo USR per accedere direttamente al linguaggio macchina.
Dopo qualche mese acquistai per me uno SPECTRUM 16k con il quale iniziai a smanettare in codice macchina, in seguito aggiunsi della memoria Ram per arrivare ai classici 48Kb.

RGP: Sai programmare e se si quali linguaggi conosci?

BRUNO: Si, so programmare e praticamente non faccio altro dal 1982! All’epoca se si volevano ottenere prestazioni decenti era obbligatorio passare dall’assembler: se ci sapevi un pò fare in 6kb (gli altri 10Kb dello Spectrum erano destinati alla ROM e all’interprete BASIC) qualcosa di carino si riusciva a ottenere. Oggi nemmeno un piccolo documento Word occupa meno di 6kb!
Era obbligatorio (e divertente) trovare l’algoritmo più efficiente che utilizzasse però meno istruzioni assembler possibili, per risparmiare la poca memoria disponibile (dicevamo, scherzando, che il nostro lavoro era quello di spezzare il bit in due). Si tratta di un modo di programmare completamente differente da quello che si utilizza oggi e devo ammettere di sentirne un pò la mancanza. Eri tu programmatore a dover ragionare come la macchina e non il contrario.
Negli anni successivi ho poi usato il Forth (da non confondere con il Fortran), il Pascal e finalmente il linguaggio C (tengo ancora gelosamente nella mia biblioteca informatica la prima edizione del libro Il linguaggio C di Brian Kernighan e Dennis Ritchie, inventori del linguaggio).
Ho utilizzato poi la programmazione ad oggetti con il C++ per approdare, ormai da parecchi anni, all’ambiente Visual Studio.Net di Microsoft con il quale programmo in linguaggio C#.

RGP: Ti ritieni un autodidatta della programmazione o hai seguito corsi/studi specifici?

BRUNO: Assolutamente autodidatta anche perché a quei tempi non esistevano corsi specifici a parte poca roba disponibile in edicola. Leggevo però molti libri di assembler e conoscevo quasi a memoria il libro The Complete Spectrum ROM Disassembly di Ian Logan e Frank O’Hara.

RGP: Prima di diventare un professionista hai scritto programmi o realizzato progetti (seppur amatoriali) per qualche macchina in particolare?

BRUNO: Ricordo che il primo programma che scrissi in Basic fu BIS, la trasposizione informatica di un gioco televisivo presentato da Mike Buongiorno: in pratica bisognava scoprire due caselle per volta che rimanevano scoperte solo se erano identiche fra di loro. Il gioco terminava quando si scoprivano tutte le caselle.
Ricordo di essere ammattito nel riuscire a far stare tutto il codice Basic in soli 6kb! Scrissi comunque anche programmi per il Texas TI-99/4A e per il Commodore 64.

RGP: Quando hai capito che la tua passione sarebbe potuta diventare un vero e proprio lavoro con il quale vivere?

BRUNO: Non c’è stato un momento vero e proprio. I primi soldini li guadagnai con il primo programma che scrissi per Simone Majocchi di RUN ma non c’era allora la volontà di farne un lavoro vero e proprio. In RUN trovai altri ragazzi con i quali condividere la mia passione e questo mi bastava.
 

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Bruno Molteni ed Eugenio Ciceri

Bruno Molteni ed Eugenio Ciceri

RGP: Come sei venuto a conoscenza della rivista RUN e come è avvenuto il tuo ingresso in redazione?

BRUNO: Acquistai in edicola i primi numeri di RUN e nelle pagine cartacee lessi un trafiletto di Majocchi con il quale si cercavano collaboratori. Io abito a Busto Arsizio ma andavo tutti i giorni a Milano per via dell’Università.
Un giorno decisi di passare dalla redazione, così per vedere com’era, assolutamente convinto di non essere in grado di collaborare a quel livello. Majocchi allora aveva il problema di superare il limite di testo dello Spectrum capace di gestire fino ad un massimo 32 caratteri per ogni riga (o almeno mi sembra di ricordare cosi… Steed o Eugenio potranno confermare o smentire).
L’idea era quindi di utilizzare un testo “proporzionale” (cosa così ovvia oggigiorno ma non allora) dove ogni lettera non occupasse sempre lo stesso spazio ma dipendesse dalla larghezza della lettera stessa; Simone cercava qualcuno in grado di scrivere il codice macchina per risolvere il problema e mi chiese se conoscessi il linguaggio macchina e se potevo occuparmene io.
Io risposi avventatamente di si anche se non avevo la più pallida idea di come avrei fatto ad accontentarlo. Tornai a casa e mi misi per giorni al computer cercando di trovare la soluzione tutto da solo nella mia cameretta, (allora non c’era internet ad aiutarmi). I miei genitori probabilmente mi presero per pazzo!
Non so quale miracolo successe ma, dopo un sacco di tentativi sbagliati, riuscii nell’intento e qualche giorno dopo tornai, ovviamente soddisfatto, da Majocchi con la cassettina contenente il codice. Convinto di ricevere critiche sul mio operato, fui invece lodato per il lavoro svolto.
Da allora tutti i testi di RUN utilizzarono il sistema proporzionale!
 


 

RGP: Cosa ha significato per te, semplice lettore, passare dall’altra parte della barricata, collaborando alla realizzazione della rivista?

BRUNO: Come ho scritto poco sopra, non notai tale barricata. Mi trovavo in un ambiente stimolante con tanti amici che condividevano la mia passione e probabilmente avrei lavorato anche gratuitamente (tu però non dirlo a Majocchi altrimenti rivuole indietro i soldi). Era comunque esaltante vedere che un mio lavoro apparisse il mese successivo sulla rivista e poteva essere condiviso dai tanti lettori.

RGP: Ci racconti una giornata-tipo in redazione e di cosa ti occupavi esattamente?

BRUNO: All’inizio lavoravo a casa: passavo in redazione per parlare di quello che c’era da fare e ci si scambiava i compiti. Ai tempi l’unico fisso in redazione era Eugenio (Ciceri…NdRGP).
Noi però ci trovavamo molto spesso assieme. Oltre ai programmi originali allora si sbloccavano e traducevano in italiano vari giochi inglesi dello Spectrum. Io però ricordo di aver fatto pochi di lavori di questo tipo. Di solito il mio lavoro consisteva nello scrivere qualche applicazione in assembler tipo il Calligrafo, dove una matitina sullo schermo disegnava i caratteri in corsivo. Per usarla era necessario riempire delle stringhe alfanumeriche con il testo desiderato e chiamare l’apposita funzioncina.
Ricordo che per realizzare questo programma “rubacchiai” del codice da un gioco inglese dopo averlo disassemblato. Costruii anche una matitona di cartone che mi serviva per memorizzare il percorso di ogni singola lettera su di un foglio a quadretti.
Scrissi anche dei corsi in Assembler per principianti.
 


 

RGP: Aneddoti o curiosità che ricordi con maggior nostalgia?

BRUNO: In redazione arrivavano cassettine piene di giochi per lo Spectrum. Ovviamente noi ci divertivamo a giocare, non solo a programmare e aspettavamo con avidità le novità dall’Inghilterra. Simone aveva un sofisticatissimo duplicatore di cassette ad alta velocità e noi, ovviamente, facevamo la coda davanti a questa meraviglia della tecnologia per portarci a casa le nostre copie dei giochi.

RGP: “Camel Trophy Videogame”, conosciuto anche come Il Gibbuto… Cosa ricordi in merito alla Sua realizzazione e quale ruolo ricoprivi?

BRUNO: Io mi occupai delle librerie in L/M per la gestione degli sprites in movimento. Ricordo un’estate, passata con Steed nella mia casa di Stresa sul lago Maggiore, a programmare il Camel Trophy Videogame: avevamo il tavolo da pranzo talmente pieno di attrezzatura informatica che ci toccò parecchie volte mangiare seduti a terra!
 

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Da sx: un amico (non programmatore), Bruno e Cristina (futura moglie di Bruno). La foto è stata scattata da Steed Kulka

Da sx: un amico (non programmatore), Bruno e Cristina (futura moglie di Bruno).
La foto è stata scattata da Steed Kulka


 

RGP: Terminata l’avventura con RUN sei rimasto nel mondo informatico o, come si suol dire, hai appeso la tastiera al chiodo?

BRUNO: Sono sempre rimasto nel mondo informatico e ancora oggi, infatti, mi occupo di programmazione. E’ la cosa che mi appassiona di più!

RGP: Come saprai alcuni tuoi ex colleghi sono, successivamente, diventati sviluppatori Amiga; tu che rapporti hai avuto con la macchina Commodore?

BRUNO: Comprai anch’io un Amiga 500 con la quale mi divertii parecchio. Mentre però Eugenio e Steed si occuparono di Amiga al 100% e fondarono la Digiteam, io venni assunto da Majocchi per lavorare nel progetto Lasernet 800 (Videotel). Eravamo nella stessa palazzina, loro al piano terra e noi al primo piano quindi ci si incontrava spessissimo.
 

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Collaboratori del progetto Lasernet 800

Collaboratori del progetto Lasernet 800

Il BBC Acorn che usavamo per uploadare i testi su Videotel,...anche quella è archeologia informatica

Il BBC Acorn che usavamo per uploadare i testi su Videotel…anche quella è archeologia informatica

Quando lavoravo per Lasernet 800 organizzammo la prima intervista telematica: la gente da casa faceva le domande e l’intervistato rispondeva in tempo reale! Allora non c’era internet come sai…
 

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Mike D'Antoni (giocatore di basket della Olympia di Milano e poi allenatore) nella sede Philips per l'intervista online

Mike D’Antoni (giocatore di basket della Olympia di Milano e poi allenatore) nella sede Philips per l’intervista online

RGP: Secondo il tuo parere, se Commodore avesse fatto scelte di marketing differenti, avrebbe avuto un futuro nel mondo dell’informatica o sarebbe stata “schiacciata” dallo strapotere dei PC che, in quegli anni, vedevano nascere l’utilizzo dei supporti CD-ROM per i propri videogames e programmi?

BRUNO: Penso che le cose non sarebbero cambiate. Bill Gates e Microsoft erano senza rivali e avevano tutto l’interesse a spingere sui PC compatibili con sistema operativo Microsoft DOS (ed è stato allora un bene per l’informatica che tante marche condividessero lo stesso sistema operativo). La macchina più sorprendente fu, ovviamente, il primo Macintosh con il concetto dell’ambiente a finestre e il mouse. Costava però decisamente troppo ed era compatibile solo con se stesso. Quindi gli utenti preferirono il più economico PC con il DOS.
Apple rischiò infatti di chiudere bottega. Penso che se la strategia Apple di allora fosse stata meno “chiusa” oggi non ci sarebbe in giro neanche un PC Windows. Bisogna ammettere con piacere che Apple sta riguadagnando belle fette di mercato ma continuo ad odiare la sua chiusura verso altre piattaforme. E’ come comprare una bellissima auto di una determinata marca che funziona solo con un tipo di carburante in vendita esclusivamente presso la stessa marca di automobile. Che siano poi prodotti belli “esteticamente” è un dato di fatto che non si può obiettare.
 

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Bruno Molteni, Eugenio Ciceri e Steed Kulka di nuovo insieme alla manifestazione Varese Retrocomputing 2005

Bruno Molteni, Eugenio Ciceri e Steed Kulka di nuovo insieme alla manifestazione Varese Retrocomputing 2005


 

PHOTO GALLERY VARESE RETROCOMPUTING 2005 (Foto di Bruno Molteni)

NOTA: Alla fine di questa gallery potete vedere la conferenza di tale GBMAX, un tipo che produceva ogni mese un sacco di cassettine per Spectrum. Ovviamente tutto materiale copiato… Sembra che per anni non si sia saputo chi ci fosse dietro tale pseudonimo ma finalmente qualcuno è riuscito a capire chi fosse e invitarlo all’evento!
 

PHOTO GALLERY VARESE RETROCOMPUTING 2005 (Foto di Steed Kulka)

 

RGP: Sei un collezionista di Home Computer/Console e/o software o ritieni che le macchine d’epoca debbano stare in locali appositi quali musei e mostre che, in questi ultimi anni, stanno proliferando in tutta penisola?

BRUNO: No, non sono un collezionista. Da qualche parte conservo ancora il mio fido, e unico, Spectrum oltre un Commodore 64 e qualche vecchio PC. L’Amiga lo vendetti invece per comprare il primo PC.
Sono però favorevole a musei e mostre che possano far ricordare a quelli che c’erano (e a mostrare a quelli che non c’erano) com’erano fatti i primi computer.

RGP: Di cosa ti occupi attualmente?

BRUNO: Programmo. Poi programmo e qualche volta mi occupo anche di programmazione!

RGP: Un’ultima domanda: cosa risponderesti se ti proponessero di “ritornare in campo” (anche per una sola volta e magari con i tuoi colleghi dell’epoca) per realizzare qualcosa in onore dei vecchi tempi?

BRUNO: Probabilmente non mi ricorderei più niente…E’ passata davvero molta di acqua sotto i ponti! Però dopo aver tolto la ruggine dalle dita (e soprattutto dal cervello) potrebbe essere divertente realizzare qualcosa.
Un’ultima cosa: qualche anno fa ho provveduto a digitalizzare tutte le copie di RUN e il Camel Trophy Videogame, usando l’emulatore per Spectrum RealSpec creato da Luca Bisti (conosciuto personalmente al Varese Retrocomputing 2005).
Le digitalizzazioni sono disponibili alla pagina http://zxspectrum.hal.varese.it/run.htm e sono utilizzabili con un emulatore.

RGP: Non mi resta che ringraziarti per aver condiviso con tutti i lettori di Retrogaming Planet i ricordi della tua carriera informatica e per averci fatto rivivere la magica atmosfera degli anni ’80.

BRUNO: Grazie a te ed al lavoro che stai facendo.! Un saluto a tutti i lettori. A presto.
 

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Autore: Robert Grechi

Nato nel 1977 ho vissuto in prima persona la nascita dei videogames fin dal lontano 1982, anno in cui entro in possesso di uno splendido Colecovision e con il quale comincio la mia “carriera” videoludica! Da allora è stato un susseguirsi di Home Computer e Console che hanno ampliato ulteriormente l’interesse per i videogiochi al punto da aprire, nel mese di Luglio 2009, il blog Retrogaming Planet interamente dedicato al mondo videoludico anni ’80 – ‘ 90!

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