Alcune soundtracks (o colonne sonore in italiano) non sono semplici composizioni che accompagnano i nostri films preferiti: infatti molte di esse sono vere e proprie opera d’arte in grado di fare “da traino” a pellicole con una trama a volte poco solida…
In questo articolo parleremo di una pellicola non particolarmente anomala nell’ambito della storia del cinema ma facente parte di un glorioso periodo storico (approssimativamente tra il 1982 e il 1988) per il cinema d’intrattenimento ed in particolare per quello per ragazzi. Infatti questi films avevano un carico d’originalità e di novità che raramente si sarebbero riprodotte negli anni successivi (pensiamo al tributo “necessario” di J.J. Abrahams in Super 8). Inutile dire quanto alla storia del cinema (di genere e non) stiano films come Ghostbusters, Ritorno al futuro, GREMLINS, Tron e GOONIES, titoli apprezzatissimi dai nostalgici ma anche che dalle successive generazioni, sia per motivi puramente antologici che per effettivi meriti qualitativi (e chi afferma il contrario commette un imperdonabile errore di valutazione artistica).
Explorers, uscito nello stesso anno di Goonies (e precedente a Navigator, altro film “storico” per noi “giovani-vecchi”), è da considerarsi figlio della sua epoca storica per quanto concerne le tematiche trattate (l’avventura di giovani amici e l’esperienza formativa tipica in quegli anni come in Stand By Me, il sogno tra ingenuità e realizzazione concreta, i problemi di un’età cruciale come l’adolescenza) ma capace ancora di brillare come tutti i films passati sotto le mani di maghi del fantastico (in questo caso Joe Dante, uscito vincente al botteghino con Gremlins l’anno precedente) che hanno reso quegli anni veramente incredibili, sotto il profilo di opere riuscite ed originali.
Tra queste, purtroppo Explorers ne uscì malconcio, essendo uscito in fretta e furia come “successo per l’estate” e riscuotendo un debole responso al box office…Insomma, ennesimo piccolo cult mal compreso all’epoca.
Eppure gli elementi vincenti che mi fecero drizzare le antenne c’erano tutti: uso pioneristico e riuscitissimo della CG,ad opera della factory di George Lucas, tanto humor e una certa componente estetica sul frangente sci-fi/weird ancora oggi affascinante. E poi, rivisto a posteriori, non è tanto ingenuo sulla parte scientifica come molti altri films coevi (ma anche odierni, vedi la serie Big Bang Theory dove a volte sembra di vedere un manuale geek per idioti)!
Tra gli elementi vincenti troviamo, abbastanza inaspettatamente per un film non ad altissimo budget, una tra le più belle colonne sonore del cinefantastico: Sua Maestà Jerry Goldsmith (reduce anche lui da Gremlins) stavolta supera sé stesso con un lavoro immenso di ricerca sia sonora che melodico/armonica. Ci troviamo davanti ad uno dei migliori esempi di orchestra sinfonica ed elementi elettronici che in pochi sapranno eguagliare (Tron e Tron Legacy a parte…) sia per la scelta sonora che per l’incastro musicale.
E se conoscete l’intro del film sapete già di cosa parliamo: un paesaggio digitale fatto di schemi elettronici e circuiti integrati, il tutto commentato da un synth, che scandisce (e questo è il solito trade mark di Goldsmith) in poche note il tema principale del film (Main Title), sommerse però in un mare di liquido elettronico/onirico. Sticks and Stones, nonostante il suo stile quasi da musica classica per films non avara di barocchismi, è perfetta per la descrizione dello scenario scolastico giornaliero a cui i nostri giovani protagonisti devono far fronte: bullismo gratuito, cotte adolescenziali e il fantasticare continuo, con quei fiati ed archi che scandiscono un andamento vivace con improvvisi stacchi . Vuoi che l’immersione in un film di tematiche fantascientifiche per un pre-adolescente fosse già in atto, questa traccia musicale ha dalla sua parte il giusto ritmo e le giuste note per irmanere impressa anche in una mente più distratta al suono cinematografico. Così come il duetto Lori/Intervention sembra vagare ancora su questo mood tra il sognante e l’urgenza d’azione.
Home assurge al ruolo di passaggio musicale decisamente classico (ma dove gli archi e i flauti si passano il testimone di condurre il brano con una delicatezza ed un crescendo emotivo raramente ascoltati in altri commenti sonori) atto a sancire la nuova amicizia dei due protagonisti Ben e Darren, per poi rendere toni quasi goliardici verso la fine.
Ma ecco che nella colonna sonora prende piede la componente elettronica in maniera repentina dal successivo brano The Bubble: un alternarsi di inaspettati guizzi di effetti synth e un movimento più andante nella parte finale con archi solo pizzicati. La “doppietta” Sci-fi Flick/The Roof-Top omaggia il cinema fantascientifico nella sua prima parte, tra suggestioni di vecchi films e orchestrazioni d’annata e, nella seconda, con aggiunta di armonica per rendere un po’ più terrena l’atmosfera volta al firmamento. L’ulteriore doppia Crazed Bubble/Fuse Box mette ancora l’elettronica in primo piano, ma pone le basi di quel giro blues che farà parte di una successiva sezione della soundtrack. Free Ride è invece un’interessante variante di “Sticks and Stones”, interrotta da un irruente muro di ottoni e di flash di synth, ad evidenziare il pericolo della scena: il protagonista Wolfgang si fa un breve ma assolutamente fuori programma viaggio all’interno della bolla elettrica da loro inventata. I movimenti di Peek-a-Boo e The Prospectsono tra i più rilassati e propriamente descrittivi alle scene, suddivise in pedinamenti amorosi e ricerca dell’oggetto che permetterà ai protagonisti di realizzare l’obiettivo di tutta la trama: effettuare un viaggio intergalattico a bordo di una nave spaziale fai da te, secondo lo schema inviatogli da un’intelligenza aliena che li aspetta ad un misterioso rendez-vous.
E infatti The Construction è il brano che descrive la scena tra le più famose e coinvolgenti del film: quella della costruzione del modulo/astronave ricavato con i pochi ma significativi pezzi tra i quali quello di una vecchia giostra. Quelle grevi note di pianoforte fanno da intro all’epica impresa dove le note principali della soundtrack si svolgono in una progressione sempre più avventurosa ed imprevista.
Questo traccia e le successive Thunder Road e First Flight è come se portassero a gloria strumentale l’impresa/ragazzata dei protagonisti… Tutto ciò è spezzato però dall’angosciante No Air, che commenta quella che poteva diventare una tragedia aerea per i protagonisti, con il ritmo scandito dall’orchestra e dagli interventi di un synth cupo e tagliente. In More Dreams/Dreams ritorna la componente del sogno attraverso cui vengono suggerite le intuizioni per assicurare ai nostri l’ultima chiave d’accesso per incontrare coloro che li stanno chiamando. Altro highlight della soundtrack è quella del viaggio decisivo, che porterà i ragazzi sul luogo del contatto: Fast Getaway, che nella sua coda ha un incedere austero simile a quello de “La Morte Nera” di starwarsiana memoria…
Quasi la totalità dei brani elencati ha comunque il tema principale come riferimento, ulteriore espediente per mantenere una riconoscibilità su ogni brano, seppur con mood diversi. Questo è uno dei tanti meriti di Goldsmith: prendere i frammenti di una stesso tema e farli diventare qualcosa di diverso (esemplare in tal senso anche la soundtrack di Total Recall, ma anche quella coeva di Legend).
E infatti i vari sapori musicali, a questo punto della soundtrack, si alternano: tra la semi-terrorifica The Spider, ai momenti dell’incontro alieno in Alien Love Call, We Come in Peace e She Likes Me (traccia decisamente blueseggiante quasi a identificare la natura “goffa” e bonaria degli alieni), fino ad arrivare a Looks Real dove il quadro si dipinge di toni cupi assolutamente distanti dal resto della soundtrack.
Space Pirates riprende la componente da “Morte Nera” e, vista l’immensa astronave che “inghiotte” quella dove sono allocati i nostri, tale accostamento sonoro è alquanto calzante.
Gifts/Home Flight e Have a Nice Trip sono l’apoteosi di tutti i linguaggi precedentemente usati nello score. L’ideale fantastico è qui raggiunto a summa totale dell’universo immaginario dei giovani e dei sognatori. Insomma, siamo al cospetto più di un’esperienza sonora che di una traccia sonora per film.
L’opera, presa nel suo complesso, è godimento puro Goldsmith si riconferma autore di sonorità tra le più efficaci e pregne d’emozionalità…
Un’esperienza consigliata a tutti, nessuno escluso!
E i formati? Appena uscita, la soundtrack è stata distribuita sui supporti principali dell’epoca ovvero audiocassetta e vinile (ancor oggi facilmente reperibili in rete) e, qualche hanno dopo, su compact disc. Questa è stata la versione ufficiale dell’85 con una parziale e differente tracklist, tra cui figurano, come riempitivo (e per rendere più commerciale il supporto sonoro del film), tre brani non composti da Goldsmith ma rispettivamente da Robert Palmer, Nightranger e Red 7.
Considerata la caratura della musica, direi che c’è stata come al solito una scelta commerciale scellerata come poche, in assoluto disinteresse del lavoro dell’autore, che rende incompleta un’opera musicale che tale doveva restare. Ed inutile dire che l’unico modo per ascoltare qualcosa di lontanamente concepito come l’opera iniziale doveva essere, tocca rivolgersi (come del resto per la OST di Gremlins) alla versione bootleg presente in rete, con tracklist come sempre approssimativa e dalla qualità sonora atroce.
Veniamo quindi al 2011, quando la Intrada Rec. pubblica, a 26 anni di distanza, l’opera completa in tutte le sue parti (così come la vedete descritta in questa scheda) con la giusta sequenza di brani e le tracce Tannahauser Overture (Wagner) e Space Movie; quali extra.
Se vi considerate amanti della colonne sonore cinematografiche non potete non possedere un capolavoro simile!
Spero che il concetto sia chiaro.