Testo principale a cura di Mauro Corbetta
Integrazione testo, inserimento video ed immagini a cura di Robert Grechi
Amici di Retrogaming Planet torniamo ovviamente a parlare di Retrogames con questo amarcord che ci riporta indietro nel tempo precisamente all’epoca dei Laser Games, una delle parentesi più bizzarre e discusse dell’industria Arcade ed allo stesso una tecnologia a suo modo rivoluzionaria per i tempi…
L’hardware all’interno dei cabinati dedicati a questi videogiochi era solitamente composto da una scheda madre e rispettiva scheda video o chip grafico, un controller che si occupava di far partire il filmato corretto ad un determinato input del giocatore e, ovviamente, un lettore di laser disc (solitamente Pioneer, Sony o Philips) sul quale disco veniva memorizzato il codice di gioco pronto per essere letto e visualizzato su schermo!
Niente di trascendentale in effetti ma, comprensibilmente, molto costoso per l’epoca.
Il primo laser game ufficiale viene pubblicato nel 1982 e porta il nome di QUARTER HORSE: un semplice videogame, prodotto dalla Electro Sport, nel quale si doveva scommettere sul cavallo vincente in una classica gara di cavalli (ovviamente)!
Forse non è risaputo ma Quarter Horse è il primo vero Laser Game della storia…
Molto più vicino ad un vero videogioco ed uno dei primissimi Laser Disc basati su questa tecnologia (anche se quasi nessuno se lo ricorda anche a causa del ritardo con il quale è arrivato nelle sale giochi rispetto al prototipo presentato nel 1982) risulta il pionieristico ASTRON BELT, naturalmente ad opera di Sega:
Definibile come antenato di Galaxy Force, Astron Belt non è altro che un classico spara-e-fuggi spaziale in terza persona con una particolarità ben precisa: i fondali e le astronavi presenti nel gioco sembravano uscite direttamente da qualche oscuro film giapponese e, talvolta, da uno dei tanti episodi della serie Star Trek…tutto il resto invece veniva generato in classico bitmap!
Naturalmente all’epoca Astron Belt sembrava lo stato dell’arte ma, dopo averlo visto qualche giorno fa all’evento Insert Coin, tenutosi a Milano, mi sono reso conto di come il tempo passi inesorabile anche, anzi soprattutto, per il mondo dei videogames.
Lo schermo di gioco era un totale caos, tutto si sovrapponeva, quindi quando arrivavano le posticce navi nemiche (tipici modellini giappo plasticosi) si tentava di abbatterle sparandogli furiosamente contro!
Non che servisse a molto in effetti dato che, solo colpendo le astronavi in particolari punti e in un determinato momento, era possibile avere un’interazione con il gioco stesso. Inoltre, dato che tutta la grafica e le scene di gioco erano precalcolate, quando si riusciva a distruggere qualcosa, un’ immensa ed esagerata esplosione a tutto schermo “ripuliva” la videata passando alla sequenza successiva.
Purtroppo, come abbiamo detto, il gioco non riscosse il successo sperato forse anche a causa dell’enorme ritardo con il quale venne distribuito nelle sale dopo averlo presentato nel 1982!
Per vedere affermarsi questa tecnologia (seppur temporaneamente… poi vedremo il motivo) si dovrà attendere l’anno di grazia 1983 durante il quale verrà pubblicato lo storico DRAGON’S LAIR, vera pietra miliare dei laser games che ancora oggi riesce a guadagnarsi conversioni piu o meno ben fatte all’uscita di ogni nuova macchina.
Dragon’s Lair è un vero e proprio cartone animato interattivo perdipiù non disegnato da un dilettante bensì dal grande Don Bluth e della sua squadra di grafici (tutti ex dipendenti Disney) che, assiemeal programmatore Rick Dyerfondarono la società Starcom, per dar vita proprio al al progetto Dragon’s Lair!
La dinamica di gioco è molto semplice: la bellissima principessa Daphne, rapita dal perfido drago Singe, si trova imprigionata nella caverna di quest’ultimo e noi, impersonando l’impacciato ma coraggioso Dirk The Daring, dovremo superare 38 schermi predefiniti per giungere alla caverna e portare in salvo l’incantevole principessa.
Lo splendore dei disegni nasconde però il vero limite di questi giochi, ovvero la scarsa giocabilità: il tutto si riduce infatti a premere tempestivamente i tasti giusti quando segnalato dal gioco senza mai poter uscire da questo schema! Nient’altro…
Nonostante tutto Dragon’s Lair resta il gioco più gettonato dell’anno dando la possibilità alla coppia Bluth/Dyer di creare un altro titolo di importanza seminale: l’anno seguente infatti verrà pubblicato SPACE ACE ovvero lo stesso Dragon’s Lair in chiave fantascientifica dal quale erediterà sia i pregi (grafica splendida interamente disegnata a mano) che i difetti (giocabilità limitatissima per i motivi esposti poco sopra).
In questo nuovo titolo l’intrepido cavaliere Dirk sparisce per lasciar posto all’eroe Dexter ed alla sua fidanzata Kimberly mentre il nemico di turno questa volta risulta essere il malvagio Borf in sostituzione del ”simpatico” drago Singe.
Pur offrendo qualche miglioria rispetto il suo predecessore (una fra tutte la possibilità di vengono mai superati e Space Ace non riscuote maggior successo di Dragon’s Lair. Tutto ciò porta al prematuro scioglimento della società, nonostante sia in cantiere un nuovo titolo: Sea Beast.
La storia dei Laser Games però non finisce qui infatti altre importanti case produttrici di coin-op dell’epoca, fiutando l’affare, svilupperanno titoli con concept analoghi…Tra questi mi piace ricordare Atari ed il suo FIREFOX:
Basato sull’omonimo (e bellissimo) film con il roccioso Clint Eastwood, il titolo Atari sfrutta alcune scene tratte dalla pellicola per dar vita a uno frenetico spara-e-fuggi coinvolgente e veloce, con un sistema di comandi in stile Star Wars.
Pur essendo un buon titolo Firefox non riscuote il giusto successo a causa dei soliti ritardi di distribuzione!
Un altro Laser Game da citare doverosamente è MACH 3 ad opera di Mylstar-Gottlieb, un concitato spara-e-fuggi, questa volta con vista dall’alto alternata a sezioni in terza persona in stile Xevious, che risulta essere un titolo di notevole bellezza e spessore e probabilmente uno dei migliori Laser game mai commercializzati.
Se poi come me siete appassionati di anime giapponesi, allora non potete non ricordare CLIFF HANGER: prodotto da Stern Electronics il gioco è caratterizzato dalla presenza di filmati estrapolati direttamente da due lungometraggi di Lupin III (il Castello di Cagliostro e La Pietra della Saggezza):
Pur essendo il solito cartone animato interattivo, il fascino e la fama del protagonista di Cliff Hanger conferiscono al titolo quel “qualcosa in più” rispetto ai titoli della concorrenza.
Altro titolo da ricordare è BADLANDS, gioco pubblicato nel 1984 da Konami / Centuri ed ambientato nel Vecchio West: il gioco, sempre realizzato con disegni animati di ottima fattura, offre un sistema di controllo atipico ovvero un unico grande tasto rosso da premere piu in fretta possibile appena tale bottone si illumina.
Se saremo abbastanza veloci nel premere il tasto, avremo accesso alle successive sequenze di eventi da affrontare per progredire nella storia!
A questo punto può forse mancare qualche titolo sportivo nel catalogo dei Laser Games? Assolutamente no!
Infatti si comincia con NFL FOOTBALL di Bally/Midway con il quale è possibile giocare una vera partita di Football grazie all’utilizzo di filmati reali di partite famose utilizzate per ricreare ben 900 diverse azioni di gioco:
LASER GRAN PRIX della Taito, pubblicato nel 1983, è invece basato su corse automobilistiche: in questo gioco (simile a GP World) ci troviamo alla guida della nostra automobile, con vista in prima persona, per raggiungere il traguardo in soli 70 secondi, evitando collisioni con le pareti e le altre auto sulla pista.
Abbandonando il settore sportivo non possiamo dimenticare SUPER DON QUIXOTE, gioco ispirato alla celebre storia di Don Chisciotte (Don Quixote è la traduzione inglese di Don Chisciotte) nel quale il nostro eroe dovrà salvare Isabella, sua fidanzata, da una strega cattiva. Accompagnato in questa avventura dal prode destriero “Rocinante” e dal buon “Sancho Panza”, oltre che con i mulini a vento, Don Chisciotte dovrà vedersela con mummie, pesci volanti, serpenti giganti, totem, scheletri guerrieri e draghi sputafuoco.
Il gameplay non si differenzia dagli altri titoli ed infatti tutto si riduce nel nell’eseguire la mossa giusta al momento giusto ma, seppur tecnicamente inferiore a Dragon’s Lair ed i filmati siano slegati l’uno dall’altro senza una coerenza narrativa, Don Chisciotte resta comunque un titolo decisamente godibile.
In seguito il buon Dyer non dorme sugli allori ma al contrario continua a sognare una nuova epopea della quale, però, riuscirà a pubblicare soltanto la prima parte: stiamo parlando di THAYER’S QUEST titolo caratterizzato inoltre dall’assenza di un qualsivoglia finale:
Il gioco in versione arcade infatti non dispone di una conclusione…Dyer decide quindi di pubblicare anni dopo il seguito, THAYER’S QUEST 2 (su Philips CD-I) che, proposto assieme al primo episodio, riuscirà finalmente ad offrire un giusto epilogo a tutta la storia.
Dopo qualche anno di “totale silenzio”, causato anche dal crollo del mercato dei videogames e dallo scarso interesse da parte dei giocatori per questa limitata tecnologia, assistiamo a metà anni ’90 al ritorno della coppia vincente Don Bluth/Rick Dyer!
Il primo titolo presentato in pompa magna è ovviamente il seguito del loro titolo di maggior successo ovvero DRAGON’S LAIR 2 TIME WARP la cui lavorazione era stata interrotta negli anni ’80.
Il gioco non presenta alcuna novità rispetto al suo illustre predecessore, per rendere però la pillola meno amara, gli viene affiancata una riedizione di Space Ace, che introduce la possibilità di muoversi diagonalmente durante il gioco,
L’operazione si rivela anche questa volta un flop in quanto nulla viene modificato o inserito per sopperire alla scarsa interattività inoltre l’assoluto predominio di titoli come Street Fighter II di Capcom, presente praticamente in ogni sala giochi, lascia nell’ombra qualsiasi altro titolo disponibile a quei tempi.
La software house American Laser Game, nonostante le difficoltà, decide di non mollare il colpo e capisce che per mantenere viva la tecnologia dei laser Games serve più varietà e prr questo motivo si butta quindi nella produzione di ben nove sparatutto, utilizzando come base un vero simulatore impiegato dalle forze dell’ordine per addestrare gli agenti.
NOTA: Questi simulatori adottati dalle Forze dell’ordine disponevano di doppi comandi: da una parte l’agente/giocatore che affronta il percorso e dall’altro l’istruttore che da un pc introduce nuove sequenze ed ostacoli per evitare il ripetersi della sequenza.
Ovviamente il coin-op da sala non dispone di tali raffinatezze tuttavia i giochi sono vari e ben realizzati e tra queti non possiamo non ricordare il buon vecchio western MAD DOG MC CREE ed il suo seguito THE LOST GOLD, assolute pietre miliari del genere ambientate nel vecchio West e realizzate con l’ausilio di veri e propri set cinematografici ed attori in carne ed ossa!
Potremmo anche citare il poliziesco Crime Patrol nel quale, partendo da semplice recluta, affronteremo missioni sotto copertura fino ad arrivare allo scontro finale nella Delta Force. Del fantascientifico Space Pirates invece si ricorda soprattutto la trama assurda e gli scontri a fuoco con attoruncoli con parrrucconi rosa .
Esiste però un altro gioco che vale la pena di menzionare se non altro per il fatto di poter fregiarsi del titolo di primo gioco olografico della storia oltre ad essere un tiolo prodotto da Sega, software house da sempre innovatrice nel campo videoludico: il suo nome è TIME TRAVEL.
In Time Travel, progetto che vede coinvolto l’onnipresente Rick Dyer, viene usata una serie di specchi per dare l’illusione ottica che l’immagine fluttuasse nell’aria (bisogna vederlo dal vivo per apprezzarne l’effetto) ma nonostante questa “innovazione” la meccanica di gioco resta la stessa di Dragon’s Lair e come quest’ultimo, anche il titolo Sega non riscuote il successo sperato…
La storia dei Laser Games finisce qui…sicuramente questi titoli sono prodotti che ci hanno fatto sognare con la loro grafica avveniristica ma nonostante le brillanti intuizioni che ogni gioco ha portato, nessuno ha mai capito (o forse è stato capito ma la tecnologia dell’epoca non consentiva di fare nulla di piu!NdRGP) che il vero Tallone d’Achille di questa tecnologia era la giocabilità limitatissima.
Con il senno di poi, e dopo migliaia di titoli provati, possiamo quindi affermare che la grafica non è tutto in un videogioco se dietro non c’è una buona interazione ed un solido nonché vario gameplay.
Solo questi tre fattori insieme possono creare IL videogioco perfetto (anche se, ad oggi, sfido chiunque a trovarne uno!)
Pertanto a chi si fosse perso questi titoli consiglio di provarli utilizzando i soliti emulatori; per chi invece avesse fatto in tempo ad utilizzarli in sala giochi consiglio di vivere di ricordi in quanto se è vero che alcuni titoli potrebbero regalare ancora dei piacevoli momenti di intrattenimento, è pur vero che per altri potreste rimanere alquanto delusi!
Per ora, ma solo per ora, questo è tutto; spero vi siate divertiti a leggere questo articolo come io mi sono divertito a scriverlo.
L’argomento non è certo esaurito, anzi, molti di questi Laser Games sono stati “reinterpretati” negli anni seguenti su computer e console e, grazie all’avvento dei supporti CD e DVD (in grado di creare conversioni pressochè perfette), hanno vissuto una seconda giovinezza sulle macchine attuali!
Questa però è un’altra storia e come tale ne parleremo prossimamente…