SPECIALE – BARCODE BATTLER (1991)

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C’e’ qualcuno che sicuramente penserà il contrario di quello che sto per dire ma la realtà dei fatti è che non sempre l’originalità di una console è stata premiata dal successo di pubblico!

E’ avvenuto nel 1995 con il Virtual Boy (che, per quanto innovativo, provocava ai giocatori dei gran mal di testa a causa di una grafica monocromatica rossa che aveva la pretesa, riuscita solo in parte, di mostrare una sorta di grafica tridimensionale…) e qualche anno prima con il Barcode Battler.

Era esattamente il 1991 quando la giapponese Epoch CO., societa’ fondata nel 1958 (e tuttora in attivita’) che diede i natali anche alla serie di videogame dedicati a Doraemon, decise di produrre una “console” per contrastare lo strapotere del Nintendo Game Boy e del Sega Game Gear, le due console portatili di maggior successo dell’epoca.

Il Barcode Battler si presentava come una sorta di Game & Watch ingrassato ma con uno schermo LCD davvero minuscolo se paragonato alle dimensioni del dispositivo; la macchina  pero’ era dotata di un lettore di codici a barre che, nelle intenzioni della casa produttrice, avrebbe fatto la differenza rispetto alle altre console portatili citate poco sopra, grazie al caricamento dei giochi tramite barcode e avrebbe regalato ore di puro divertimento a basso costo (grazie alla facile reperibilita’ di un codice a barre…in pratica su ogni cosa!) e di conseguenza una longevita’ potenzialmente infinita!
Come sempre pero’ la Epoch CO. fece i conti senza l’oste perche’ i fantomatici giochi che venivano caricati tramite codici a barre altro non erano che codici che permettevano di avanzare nel gioco o di utilizzare un personaggio piu’ forte!
Mi spiego meglio…

Come potete vedere dalle immagini il Barcode Battler era privo di qualsiasi tipo di grafica, infatti i giochi consistevano semplicemente in uno “lotta all’ultimo codice” nel vero senso della parola che, grazie all’acquisto di nuovi codici a barre reperibili un po’ ovunque ed ognuno corrispondenti ad un preciso personaggio o punteggio, rendeva il giocatore piu’ o meno forte dando la possibilita’ di avanzare di livello.
Inutile dire che una tale formula di gioco, seppur economicissima, non poteva aver successo in un mercato dominato dal Sega Mega Drive e dal Super Nintendo per il divertimento casalingo e dal Game Boy e Game Gear per quello portatile che, pur obbligando l’utente ad un esborso monetario ben maggiore, offriva comunque tutt’altro genere di divertimento!

Inoltre le specifiche tecniche della macchina erano talmente infime che non sono riportate da nessuna parte quindi neppure con un aggionamento hardware il Barcode Battler avrebbe potuto  competere con le macchine concorrenti…
In Italia venne importato da Giochi Preziosi che mise in vendita numerosi codici a barre, oltre a quelli che si potevano recuperare da amici o grazie ad un qualsiasi acquisto, ognuno con le proprie caratteristiche da utilizzare nelle lotte ma questo non riusci’ comunque a far decollare una macchina (secondo il mio parere gia’ morta prima di nascere…) che dopo appena due anni ed una seconda release molto simile alla prima tranne un’interfaccia inglese ed uno schermo LCD leggermente piu’ ampio, usci’ inesorabilmente di scena entrando nell’olimpo delle macchine da collezione oggi particolarmente ricercate (sicuramente per il solo valore storico e non per la qualita’ tecnica, of course).

Le "cartucce" contenenti i codici a barre

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Autore: Robert Grechi

Nato nel 1977 ho vissuto in prima persona la nascita dei videogames fin dal lontano 1982, anno in cui entro in possesso di uno splendido Colecovision e con il quale comincio la mia “carriera” videoludica! Da allora è stato un susseguirsi di Home Computer e Console che hanno ampliato ulteriormente l’interesse per i videogiochi al punto da aprire, nel mese di Luglio 2009, il blog Retrogaming Planet interamente dedicato al mondo videoludico anni ’80 – ‘ 90!

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