INTERVISTA AD ETTORE CAURLA: il “Commodoro italiano”!

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Come avrete notato, qualche settimana fa ho pubblicato un’interessantissima intervista a CARLO SANTAGOSTINO, esponente di spicco del mondo editoriale videoludico e vero collezionista di tutto ciò che riguarda il mondo Retro (e da qualche giorno è anche disponibile la splendida intervista rilasciata da EUGENIO CICERI, figura storica della rivista RUN per ZX Spectrum nonchè sviluppatore Amiga e collezionista incallito).
I più attenti però avranno notato che, in entrambe le interviste e nei commenti alle stesse, compare un personaggio che definire fondamentale è davvero limitato: ETTORE CAURLA, responsabile degli sviluppatori per Commodore Italia (da qui il gioco di parole del titolo)! Poteva quindi Retrogaming Planet perdere l’occasione di realizzare una succosa intervista?
Proseguite quindi nella lettura e non ve ne pentirete, ve l’assicuro!

 

RGP: Ciao Ettore! Innanzitutto voglio ringraziarti per aver accettato di realizzare questa intervista che, sono sicuro, non mancherà di appassionare gli ex-utenti ed appassionati Commodore (ed in particolar modo Amiga).

ETTORE: Con molto piacere accolgo questa intervista, sperando di far ricordare a chiunque la leggerà i tempi in cui il mondo informatico era agli albori, quando i videogiochi si chiamavano Intellivision e quando il computer si attaccava al televisore (questo però lo si può fare anche adesso eheheh).
Innanzitutto voglio scusarmi in quanto probabilmente si cadrà in argomenti più “retrocomputing” che “retrogaming”; spero che i lettori mi perdonino queste escursioni!

Il biglietto da visita Commodore di Ettore

RGP: Credo proprio sarai perdonato questa volta! Per cominciare una domanda fondamentale: voci di corridoio affermano che la tua carriera nel campo informatico ha avuto inizio con il conseguimento del diploma di perito in elettronica e sistemi. Confermi?

ETTORE: Si e no. Ai tempi la scuola superiore stava muovendo i primi passi per quello che riguarda l’informatica che conosciamo adesso, io ero già appassionato di queste tecnologie da molto tempo prima e quando ho dovuto decidere la strada da intraprendere ho scelto elettronica e sistemi per saperne di più sui componenti che permettevano il funzionamento di un computer piuttosto che informatica. Ben presto però mio sono accorto che la passione superava di lunga la preparazione scolastica dei tempi: mentre io imparavo i rudimenti dell’elettronica digitale insieme ad un mio carissimo amico (Luis Miguel Gava, che frequentava già l’università) a scuola si rimaneva a livello di segnali analogici arrivando solo in 5° superiore a sfiorare i sistemi digitali.
Se vogliamo ben vedere tutto è iniziato dal glorioso VIC 20 che al tempo pagai circa 800.000 lire compreso di registratore a cassette. In pratica ho investito tutti miei risparmi di mesi di lavoro pomeridiano dopo la scuola. Ma ne è valsa la pena!
Da lì la mia passione non si è più fermata e da quel momento ho iniziato a vedere Commodore come una azienda dalle lunghe vedute. Intanto con VIC 20 ho imparato il linguaggio macchina del 6502 ed ideato i primi progetti di videogiochi che per mancanza di tempo non vedranno mai la luce. Al tempo sono appassionanti le adventure testuali, dove solo con una sequenza adeguata di comandi, è possibile avanzare nel gioco; la grafica è scarna o inesistente ma il testo e il coinvolgimento lasciano ampio spazio alla fantasia e alla immaginazione personale. Era un pò come leggere un libro! Adesso ci si limita a vivere l’universo “gioco” creato dagli altri, allora te lo creavi tu.

RGP: Facciamo un passo indietro: sei nato nel 1966 quindi durante la tua adolescenza hai assistito in prima persona alla nascita del personal computer e dei videogames. Cosa ci puoi dire a riguardo? Quale periodo dell’adolescenza (sempre riferito alla tua passione per l’informatica) ricordi con maggior affetto e spensieratezza?

ETTORE: Sicuramente smontare la mia prima calcolatrice per verificarne lo schema elettrico! Una Commodore (caso del destino) a display luminescenti rossi che si ciucciava una pila da 9V in men che non si dica e che calcolava anche la percentuale oltre alle quattro operazioni base! Roba da non credere…

La prima calcolatrice Commodore (CBM) di Ettore

La prima calcolatrice Commodore (CBM) di Ettore

A parte questo ci sono decine di aneddoti che potrei raccontare, in particolare due o tre che ricordo con affetto: con il Vic 20 nuovo di pacca invito degli amici a casa e gli gioco un tiro mancino: Il VIC produceva delle interferenze sulla radio tipo Modem, chiaramente udibili, e a quei tempi aveva fatto scalpore il film Wargames – Giochi di guerra (Film del quale potrete leggere l’articolo, qui su Retrogaming Planet, cliccando su questo LINK); con un piccolo programma Basic quindi ho fatto credere di aver collegato il VIC al telefono, di essermi collegato con un computer della NASA e di essere stato, in qualche modo, intercettato. Alla fine, con tanto di conto alla rovescia sullo schermo davanti agli occhi atterriti dei miei amici, è apparso un bel “BOOM! Ci siete cascati!” Era il 1983 e io avevo 16 anni…

In un’altra occasione ero già maggiorenne e possessore del Commodore 64, Amiga era appena arrivata in Italia e con alcuni amici volevamo andare a vedere alcuni negozi che avevano i primi esemplari. Eravamo in 5 su una Fiat Panda e passando davanti ad una vetrina di uno di questi negozi in viale Tunisia, uno di noi grida “E’ in vetrina!” e tutti (compreso chi era alla guida), ci giriamo a guardare gridando “Dove, dove?”. Immancabile il tamponamento con l’auto che ci precedeva! Eravamo proprio un bel gruppetto di appassionati fuori di testa: Luis, Mauro, Luigi e mio fratello Emanuele.
Una volta sono andato a dormire con un problema in testa e alle tre di notte mi sono svegliato, ho acceso il C64, ho scritto la soluzione in Assembler e poi sono tornato a dormire. La mattina dopo pensavo di aver sognato tutto mentre invece la soluzione era lì sotto i miei occhi!
Si trattava di una routine di ordinamento per il programma “DISK LISTER”, scritto insieme a Luis, da mandare a COM 64. Quella scritta in Basic, malgrado fosse ottimizzata, impiegava troppo mentre quella in Assembler aveva reso il programma veramente utilizzabile.
Mio fratello invece, con i caratteri grafici del C64 ed una eterna pazienza, ha realizzato un programma che premetteva di visualizzare “graficamente” le ossa del corpo umano: il programma si chiamava giustamente “Scheletro” ed anche quello edito su COM 64.

RGP: Come accadeva a molti di noi, credo che anche per te, all’epoca, il computer venisse prima delle classiche partite a pallone o cinema con gli amici. Qual è stata la prima macchina sulla quale hai messo le mani e come passavi, da ragazzo, le tue giornate dopo l’avvento dei primi Home Computer?

ETTORE: Allora come oggi ho due passioni, il computer e il basket. Procedevano di pari passo anche se la prima ovviamente era molto più costosa, per cui di pomeriggio lavoravo per potermi permettere nuove schede, giochi e quant’altro!
Come hai sicuramente accertato il primo computer è stato il VIC 20, preferito allo Sinclair ZX80 per via della tastiera e dell’aspetto più “consistente”. Ovviamente si divoravano le riviste dedicate dove megalitici listati pieni di POKE e SYS e di caratteri indecifrabili (tra cui il famoso cuoricino in reverse che faceva il clear dello schermo caratteri) la facevano da padrone. Ma anche i primi libri sul linguaggio assembler del 6502 e delle mirabilie che si potevano fare con 3,5Kbyte di memoria!
E poi c’erano i giochi, disponibili su cartuccia (per i più ricchi) e su nastro! Passavamo interi pomeriggi a risolvere le avventure o a sfidarci chi riusciva ad atterrare con Lunar Lander nel minor tempo possibile (e ad aspettare un sacco di tempo prima che il programma si caricasse da cassetta).
Con l’andare del tempo si cambiava il computer, prima il C64 e poi Amiga, e i giochi diventavano sempre più belli e complessi; tra questi gli sportivi Winter Games e Summer Games della Epic sul C64 ma anche classici come Mission Impossible (con tanto di urlo alla perdita di una “vita”) o il mitico PITFALL ma la lista potrebbe continuare all’infinito.
Amiga poi ha dato il via al vero videogioco con grafica i tempi paragonabile a quella degli arcade delle sale giochi (senza nulla togliere alle console che però non erano così versatili): CANNON FODDER, Shadow of the Beast e THE GREAT GIANA SISTER i primi titoli che mi vengono in mente (pur non essendo arcade da sala. Nel momento clou di Amiga i titoli disponibili erano più di 10.000 quindi ogni appassionato aveva davvero l’imbarazzo della scelta!)

RGP: Personalmente credo che la decisione di intraprendere un percorso di studi cosi specifico sia la conseguenza di una grande passione maturata fin da bambino…Avevi mai pensato di poter lavorare per una delle compagnie più famose al mondo o è avvenuto tutto in modo casuale?

ETTORE: Non avrei mai immaginato che il 7 Maggio 1990 potessi essere assunto da quella che per me rappresentava allora il massimo delle aziende innovative in campo informatico. Il tutto è avvenuto un pò per caso e con un pizzico di fortuna, come per tutte le cose: essendo diplomato in elettronica e appassionato di computer e facendo un lavoro prettamente manuale presso dei conoscenti vengo a sapere che cercano un magazziniere alla Computer Vision, una multinazionale americana specializzata in computer per il CAD/CAM, ai tempi dei veri pionieri.
Correva l’anno 1983 e il magazzino sarà stato al massimo 150 MQ pieno di alta tecnologia! Qui ho avuto molti contatti con clienti e fornitori e soprattutto con le riviste specializzate in lingua inglese PIXEL e CG sulle quali ho letto per le prima volta le mirabilie di un nuovo computer chiamato Lorraine che sarebbe poi diventato AMIGA.
Ti dico subito che è stato amore a prima “lettura” e indovina chi si è comprato uno dei primi esemplari di Amiga 1000 in standard PAL di Milano? Ebbene si! Computer nuovo e tasche di nuovo vuote. Dopo il servizio militare ho rotto cosi tanto le scatole a tutti quelli che conoscevo, narrando le prodezze di AMIGA, che alla fine ricevo una telefonata dal direttore Tecnico di Commodore, Moreno Zampolli, che mi informa di essere alla ricerca di uno specialista Amiga per sostituire Stefano Lamon che nel frattempo era passato al reparto marketing della Commodore.
Stentavo a crederci! Solo qualche tempo dopo venni a sapere che il mio nome era stato fornito da un amico comune. Quindi posso affermare che ho avuto molta fortuna ma che alla fine il posto me lo sono sudato, avvantaggiato dal fatto che per me era soprattutto un divertimento che conciliava al 100% con la mia passione!

RGP: Credo che a chiunque piacerebbe avere un lavoro simile! Di cosa ti occupavi in particolare?

ETTORE: Io mi occupavo di supporto tecnico su tutti prodotti home ma in particolare su Amiga. Seguivo dal punto di vista tecnico i centri di riparazione tenendoli aggiornati sui modelli e revisioni delle motherboard o dei chip.
Ma soprattutto ero il responsabile ADSPE, ovvero Amiga Developer Support Program Europe, per l’Italia. Posso dire con cognizione di causa che gli sviluppatori italiani erano, e spero lo siano ancora, delle persone fantastiche, creative ma allo stesso tempo preparatissime e spesso con idee geniali, tanto che molti di loro sono attualmente affermati programmatori impiegati nelle maggiori aziende del mondo o come ricercatori nelle università più importanti.
Potrei citarteli tutti, in effetti, e per questo ti includo un foto della DEVCONdel 1991 di Milano:

La conferenza sviluppatori a Milano nel 1991. Chi riconosce Carlo Santagostino?

Tra i tanti Antonello Biancalana, Eugenio Ciceri (Intervista disponibile QUI) e Steed Kulka (intervista disponibile QUI, Andrea Suatoni, Michele Battilana, il Prof. Cocchi (che aveva modificato i fonemi di Amiga per farla parlare correttamente Italiano) e ancora Ferruccio Zamuner, Fabrizio Farenga (di cui potrete leggere l’INTERVISTA qui sul blog), Sebastiano Vigna e tantissimi altri che ricordo con affetto, in particolare Leonardo Fei, colui che ha creato il primo antivirus per Amiga integrato sul dischetto del Kickstart (Amiga 1000).
Con la loro preziosa collaborazione, ho tradotto AmigaDOS in italiano, ma non basterebbe un libro a descrivere cosa si riusciva a realizzare con il loro apporto e il contatto diretto con i progettisti di West Chester. Con molti di loro è nata una vera amicizia che ci mantiene in contatto virtuale e malgrado ci si senta sempre meno spesso è in noi ancora vivo lo spirito di quello che abbiamo vissuto.
Vorrei sottolineare che nel mio lavoro ero molto ligio infatti gli “adepti” mi chiamavano The Secret Keeper in quanto mi attenevo puntigliosamente alle istruzioni che ricevevo a riguardo dei nuovi Amiga, rivelando tutto solo a tempo debito anche se spesso ho lasciato qualche spiraglio…

RGP: Durante gli anni della tua permanenza (1990 – 1995) Commodore ha vissuto un’epoca di successo straordinario nel mercato degli Home Computer (grazie al Commodore 64 prima e ad Amiga poi) conclusosi improvvisamente con la dichiarazione di bancarotta a causa di scelte di marketing completamente sbagliate. Avendo vissuto questo periodo in prima persona puoi darci un tuo parere a riguardo?

ETTORE: La parola fine della Commodore è stata una tragedia prima di tutto per le modalità di come è accaduta e per il fatto di vedere sprecati anni di sviluppi e investimenti e veder svanire una piattaforma fino ad allora ineguagliata che avrebbe potuto dare ancora molto. Insieme ad un paio di altri impiegati e al direttore finanziario siamo stati gli ultimi a chiudere la sede di Viale Fulvio Testi 280 a Milano. Sia i colleghi di West Chester sia gli sviluppatori di tutto il mondo sono rimasti amareggiati nel perdere un sistema talmente valido che al tempo non aveva rivali e che in sviluppo aveva sistemi di lunga migliori dei PC che ci ritroviamo attualmente sulla scrivania. Le scelte sono state completamente sbagliate ed io mi sono sentito impotente davanti a decisioni imposte. Le richieste degli sviluppatori, soprattutto quelli commerciali che avevano il polso del mercato, venivano tassativamente ignorate, come le rimostranze interne fatte quando è stata introdotta la produzione di PC basati su DOS e Windows invece di concentrarsi sul prodotto di punta della famiglia AMIGA.
Il ripiegamento all’ultimo minuto sull’Amiga CD32, che di potenzialità ne aveva tante sia per il prezzo contenuto sia per la possibilità di diventare un Amiga 1200 a tutti gli effetti e poter leggere i CD Mpeg, non è stato supportato bene a livello globale. Ma l’errore o problema più grande per Commodore è stato il fallimento della casa madre alle Hawaii ovvero un problema di carattere finanziario, che ha fatto fermare le fabbriche ad alta tecnologia (di allora) nelle Filippine nelle quali venivano prodotti gli Amiga 1200, CD32 e Amiga 4000.
La conseguenza è stata la mancanza di prodotto e da lì la chiusura. Terrei a precisare che tutte le filiali Commodore nel mondo erano all’attivo e che le modalità della caduta di Commodore sono state così particolari che hanno ispirato molti laureandi in campo finanziario e nostalgici incalliti a cimentarsi sulla ricerca delle cause.

RGP: Nei primi anni ’90 si tenevano spesso fiere ed eventi dedicati a Commodore e proprio in una di queste occasioni hai conosciuto il buon Carlo Santagostino vero e proprio fan Amiga, redattore videoludico, programmatore e collezionista incallito. Ci racconti qualcosa del vostro incontro?

ETTORE: Presto detto: da due teste matte cosa vuoi che venga fuori? Un’amicizia vera e sincera correlata di videogiochi, computer, riviste e chi più ne ha più ne metta!
La prima volta che ho messo piede nella stanza di Carlo, sembrava di entrare nel museo della scienza e della tecnica: ogni pertugio ero stipato di quello che era la nostra passione e somigliava incredibilmente alla mia stanza! Anche se devo ammettere che da Carlo le quantità erano almeno 10 volte le mie…

Casa di Ettore ai bei tempi: tre Amiga, due Mac ed un PC (solo per conoscere il nemico!)

RGP: Terminata l’avventura in Commodore di cosa ti sei occupato principalmente?

ETTORE: Sono caduto dalla padella nella brace dei videogiochi, ovvero sono diventato il direttore tecnico della HALIFAX, al tempo un distributore di giochi per console e PC guidato da Abramo e Raffaele Galante, due geniali fratelli che, tramite scelte ponderate e spesso dettate dalla voglia di realizzare grossi progetti, hanno creato quello che al momento è sicuramente la maggiore struttura italiana a livello internazionale per la produzione e distribuzione di videogiochi a 360 gradi: la attuale Digital Bros. Con loro sono stato per circa 15 anni e se non avessi fatto scelte di vita personale diverse, sarei ancora con loro.
In Halifax prima e in Digital Bros dopo ho seguito l’intero ciclo produttivo dei videogiochi, dall’idea al prodotto finito, passando per i vari step. Anche qui avrei decine di aneddoti ed esperienze da raccontare, ma siamo già al di fuori del periodo “retro” o quasi…

RGP: In un’altra occasione allora, sarai “obbligato” a raccontarci qualche aneddoto della tua esperienza nel campo videoludico! Dal tuo curriculum si può notare che hai davvero fatto di tutto nella tua carriera: sviluppatore software, formatore, produttore audio video ed addirittura giornalista! Se tornassi indietro nel tempo rifaresti tutto quanto o cambieresti qualcosa?

ETTORE: Rifarei tutto, senza rinnegare nulla! Io mi ritengo particolarmente fortunato non tanto di aver potuto lavorare per Commodore, Halifax o Computer Vision ma, tramite queste aziende, di aver potuto conoscere tante persone con passioni e obbiettivi comuni, spesso portati avanti con caparbia e pochissime risorse. Poi ti confido che a me piacciono molto le sfide e tutte le scelte che ho fatto nella mia vita sono state dettate da questo e dalle passioni che seguo.

RGP: Sono sicuro che i lettori saranno entusiasti di sapere di cosa ti occupi attualmente e per quale azienda…a te la parola!

ETTORE: Io sono un tipo a cui piace cambiare, appunto, talvolta troppo. Da Milano sono passato a un paesino della Foresta Nera in Germania e mi occupo sempre di supporto tecnico ma di sistemi di automazione industriale per la lavorazione della lamiera. Ovvero magazzini automatici e come prodotto “laterale” di parcheggi automatici.
Il “vizietto” dell’informatica, però, non è certo sparito. Per l’azienda programmo in Step 5 e in Step 7 (tipici linguaggi per sistemi d’automazione), in privato invece aiuto amici e colleghi in difficoltà con i sistemi operativi attuali, sviluppo piccoli siti web, scrivo programmi di utilità interni al supporto e continuo a scrivere per Millecanali su prodotti professionali per la televisione ormai da più di 15 anni.

RGP: Siamo purtroppo giunti alla conclusione di questa interessante intervista! Prima di lasciarci però vorrei farti ancora un paio di domande veloci: come sarebbe stata la tua carriera lavorativa senza l’esperienza in Commodore?

ETTORE: Direi abbastanza vuota infatti prima di arrivare in Commodore ero responsabile di laboratorio di una multinazionale americana, la Gould Electonics, che faceva super mini per le simulazioni realtime, computer grossi come un paio di armadi, con clienti come Aermacchi o Alitalia. Lavoro interessantissimo ma con pochi contatti e un prodotto di elite.
Commodore era all’opposto, un prodotto consumer significa comunicare con i clienti, con gli sviluppatori, con il centri di assistenza e con essi interagire con i centri di produzione e con gli ingegneri della sede americana. Talvolta mi mettevo a rispondere personalmente a clienti con domande su Amiga particolarmente complesse; era un interagire continuo e mi piaceva sentirmi parte integrante della comunità Commodore/Amiga.

Ettore nella sala delle coppe a Milano nel 2011...

RGP: Se Amiga potesse rivivere ai giorni nostri (quello classico ovviamente e non l’attuale che nulla ha in comune con la filosofia originaria) torneresti a lavorarci sopra o la consideri un’epoca conclusa definitivamente?

ETTORE: Mai dire mai. Linus Torvalds (il creatore del sistema operativo Open Source Linux) ha insegnato che si può ancora realizzare qualcosa di buono con poche risorse; certo i tempi sono cambiati, non potresti mai immaginare di produrre un qualcosa simile all’Ipod nel garage, tanto meno realizzare un computer innovativo come era Amiga allora con componenti discreti come quelli utilizzati nella sua prima forma.
Ma ci sono alcuni spiragli, vedi oggetti come il Minimig e soprattutto ci sono idee. Se e quando il monopolio finirà, forse si potranno vedere delle vere innovazioni anche se la vedo veramente dura. Un’epoca è sicuramente finita ma alle porte se ne intravede un’altra…

RGP: Non mi resta che ringraziare infinitamente Ettore per la disponibilità e per averci resi partecipi della sua straordinaria esperienza in quella innovativa azienda che fu la Commodore!

ETTORE: Ciao e buon Retrogaming a tutti!
Io attacco il VIC20 al vecchio TV a tubo catodico e vado a giocare a Radar Rat Race!

il VIC20 con le cartucce (le cassette erano troppe per entrare nelle foto) ed una espansione di memoria da 16KB

Chi Volesse contattare Ettore potrà farlo scrivendogli una mail a questo INDIRIZZO

©Copyright 2009 – 2023 by Retrogaming Planet – Robert Grechi
 

Autore: Robert Grechi

Nato nel 1977 ho vissuto in prima persona la nascita dei videogames fin dal lontano 1982, anno in cui entro in possesso di uno splendido Colecovision e con il quale comincio la mia “carriera” videoludica! Da allora è stato un susseguirsi di Home Computer e Console che hanno ampliato ulteriormente l’interesse per i videogiochi al punto da aprire, nel mese di Luglio 2009, il blog Retrogaming Planet interamente dedicato al mondo videoludico anni ’80 – ‘ 90!

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