Come promesso stiamo per chiudere il ciclo delle interviste agli ex membri di Simulmondo e credo sia interessante a questo punto, dopo parecchie interviste a grafici e programmatori, sentire anche l’esperienza e il punto di vista di un vero tester ovvero colui che prova i videogiochi per verificare che non ci siano errori nel codice di programmazione e che si prende una buona fetta di responsabilità nel caso il gioco andasse in stampa con un bug che impedisce il corretto funzionamento del programma! Insomma un ruolo che ha ben poco di “tecnico” ma che riveste una grandissima importanza nel processo di realizzazione di un videogames!
RGP: Ciao Andrea! Innanzitutto grazie per aver trovato il tempo di rispondermi. So che in questi giorni è nata tua figlia e, per esperienza personale, conosco la “mole di lavoro” che ti aspetta fra curare la bimba, la moglie e il cambio di pannolini! Comunque a parte l’intervista faccio i miei più sinceri auguri a te e a tua moglie! Ora possiamo partire! Quando e dove nasce Andrea Bradamanti?
ANDREA: Intanto grazie mille per gli auguri! Io sono nato a Bologna il 19 Gennaio 1972 in una freddina giornata invernale (o almeno cosi mi dicono)…
RGP: Il tuo interesse per i videogames si è manifestato, come per tanti di noi, in sala giochi o grazie alle prime macchine casalinghe?
ANDREA: Non saprei con esattezza, anche perché è stato un interesse un po’ diverso. Mi spiego: la sala giochi offriva puro divertimento, con videogiochi di alto (per l’epoca) livello con grafica, suoni e talvolta maxischermi esaltanti.
La prima macchina casalinga che io ricordi era un tennis/ping pong di cui non ricordo il nome (PONG per Atari 2600 credo…NdRGP), con solo due barrette laterali e un mega pixel che “rimbalzava” da una parte all’altra… ben poca cosa, ma gratis!
Poi arrivò il Commodore 64, con giochi degni di questo nome e li cambiarono un po’ le cose anche perché era PROGRAMMABILE!
RGP: Che coincidenza: anche io ho cominciato con Pong sul Colecovision però…! Quanti anni avevi quando hai giocato al tuo primo videogame?
ANDREA: Guarda sinceramente non saprei…
RGP: Oltre al Tennis/Ping Pong citato poco fa qual è stato il tuo primo home computer?
ANDREA: Il mitico Commodore 64…cos’altro altrimenti?
RGP: Quale tipo di gioco ti appassionava maggiormente e quanto giocavi in media al giorno?
ANDREA: I giochi a disposizione all’inizio non erano tantissimi e il primo è stato sicuramente il classico soccer; poi con il tempo ne sono arrivati molti altri: ricordo Elite, il basket “one on one” con Dr.J e Larry Bird, Decathlon e tanti altri, soprattutto sportivi, nei quali mi ci perdevo almeno un’ora al giorno!
RGP: Quando hai deciso di trasformare la tua passione in un lavoro vero e proprio?
ANDREA: In realtà non l’ho deciso… è successo! Da piccoli io e mio cugino Ivan Venturi abbiamo passato molto tempo insieme prima disegnando e facendo i “monelli” in giro per il quartiere e poi, con l’arrivo del C64, cercando di creare qualcosa al computer.
Ivan è più grande di me di quasi due anni e con il computer aveva naturalmente una marcia in più: lui ci studiava mentre io cercavo di capirci qualcosa; lui “creava” ed io giocavo e testavo le cose che aveva fatto…Direi che tutto è iniziato in quel periodo.
RGP: Essere il “cuggino” di Ivan Venturi (storico programmatore per C64 e futuro direttore di produzione di Simulmondo) secondo te ha agevolato il tuo ingresso in azienda?
ANDREA: Sicuramente! Come ho detto poco fa ho sempre avuto l’onore/onere di provare i giochi fatti da Ivan, giocando e vedendo con lui come migliorarli… quando è nata l’avventura Simulmondo io andavo ancora a scuola e nel tempo libero, dopo lo studio, andavo a giocare!
Dopo lo studio poi mi è stata offerta la possibilità di entrare in azienda come tester. Non mi sembrava vero: lavoravo GIOCANDO!
RGP: Ci racconti com’è avvenuto l’ingresso in azienda?
ANDREA: Inizialmente non mi sembrava assolutamente un lavoro: c’erano mio cugino, altri amici conosciuti nel tempo, l’atmosfera era frizzante e io giocavo. Mi sentivo quasi in colpa! Poi nel giro di poco tempo ho capito l’importanza del lavoro che facevo e dell’aiuto che davo ai programmatori; cavolo, non mi sembrava vero di essere in contatto con i programmatori e aiutarli a trovare errori e poter dare, a volte, persino qualche consiglio utile su come migliorare la giocabilità!
RGP: Certamente è un lavoro di grande responsabilità… Come ci si sente ad essere, a nemmeno vent’anni, il tester ufficiale della software house italiana più famosa ed invidiata di quei tempi?
ANDREA: Sinceramente ho realizzato quanto fosse stato “storico” quello che facevamo solo quando, qualche mese fa, un consulente di una multinazionale di alto livello che realizza software per aziende, si è stupito di poter finalmente conoscere “dal vivo” un membro di quel team. Già prima ne andavo orgoglioso immagina ora…
RGP: Puoi dirlo forte! Alcune persone affermano che fare il tester di videogiochi sia il lavoro più bello del mondo! Confermi questa affermazione o la pensi in modo differente? Ci sono anche lati negativi in un lavoro del genere?
ANDREA: Beh, inizialmente lavorare giocando era un discreto colpaccio, ma mi sono reso conto molto presto che non era tutto rose e fiori. Credo che qualsiasi lavoro, se ripetitivo, diventi poco piacevole e credo anche che, fare del proprio hobby un lavoro, sia abbastanza rischioso: se sei costretto a fare qualcosa che prima
facevi solo per diletto poi rischia di non piacerti più. Per carità il lavoro di tester a Simulmondo era ben distante dall’essere poco piacevole, solamente non era “un gioco” ma un lavoro vero e proprio!
RGP: Come si svolgeva la tua giornata lavorativa ed in particolare una sessione di testing?
ANDREA: Inizialmente si giocava e basta: bisognava conoscere il gioco in tutte le sue sfacettature, successivamente si cercava di capire se fosse giocabile, divertente, non troppo facile o troppo difficile; poi si passava ad un test molto sistematico, con tanto di schema prestampato:
- Provarlo su più piattaforme (nel caso dell’Amiga c’era il 500, il 2000, etc…)
- Provare a finirlo bene, benissimo, male, malissimo
- Andare in tutte le aree possibili del gioco e fare le cose più strane
- Lasciarlo andare da solo per una notte
…e moltissime altre cose! Ogni cosa che poteva venire in mente (e cambiava da gioco a gioco) veniva scritta e provata e ti garantisco che, alla fine di tutto ciò ti passa un po’ la voglia di giocare!
RGP: Non lo metto in dubbio: deve essere una cosa davvero massacrante mentalmente! Hai qualche simpatico aneddoto da raccontare?
ANDREA: Beh, a parte la famosa notte passata in compagnia di Natale Fietta a cercare il cosiddetto “buggone” di MilleMiglia (del quale ci parla approfonditamente e con dovizia di particolari lo stesso Natale nella sua INTERVISTA di qualche tempo fa…NdRGP) direi che più che aneddoti sono considerazioni personali ovvero che, in generale, era curioso diventare più bravo dello stesso programmatore che a volte si stupiva di cosa si riusciva a fare con il suo gioco!
Altre volte invece era molto pesante il lavoro da svolgere: se eravamo in scadenza capitava di fare intere serate (una volta anche un’intera nottata)(Appunto…NdRGP) per trovare bug bastardissimi ma alla fine era bello capire dove stava l’inghippo e risolvere il tutto.
RGP: Nei primi anni ’90 voi di Simulmondo eravate considerati dei veri e propri “miti” della scena videoludica italiana e la gente faceva carte false per tentare di essere assunta o almeno collaborare con l’azienda! Tu invece ad un tratto hai deciso di mollare tutto…Ci spieghi il motivo di tale decisione?
ANDREA: Come hanno già avuto modo di spiegare i miei illustri ex-colleghi ad un certo punto la passione che veniva messa in quello che facevamo è calata, vuoi per i ritmi a cui eravamo costretti per “spremere” il mercato edicola, vuoi per la qualità che avremmo voluto mettere nelle cose e che invece è venuta un po’ meno….I rapporti con la direzione si sono un po’ incrinati e quindi, insieme ad altri membri di Simulmondo, abbiamo deciso di provarci per conto nostro, ma questa è un’altra storia! (Se un giorno vorrai raccontarla, a noi non può che far piacere!NdRGP)
RGP: Sei capace di programmare? Se sì quale linguaggio conosci?
ANDREA:Le mie conoscenze di programmazione (nel vero senso della parola) si fermano alle conoscenze scolastiche quindi posso tranquillamente dire no, non sono capace di programmare, anche se sono rimasto comunque nel campo dell’informatica e in certe occasioni ci vado molto vicino.
WOPR: Hai mai pensato o ti sarebbe piaciuto imparare a programmare ? Lavorando a stretto contatto con coders davvero in gamba come quelli di Simulmondo non credo ti mancassero le possibilità di apprendere le nozioni necessarie…Come mai non hai sfruttato una simile occasione?
ANDREA: I programmatori che ho conosciuto in Simulmondo erano molto bravi e ho pensato che, per quel che riguardava i videogiochi, era meglio se continuavano a farli loro! 🙂 C’è da dire anche che non mi ci sono mai visto come programmatore…ho sempre preferito un’attività di tipo “sistemistica”.
RGP: Dopo l’esperienza Simulmondo di cosa ti sei occupato?
ANDREA: Quando Simulmondo iniziò la fase calante iniziai a spedire curriculum e, dopo un’esperienza (con ex-membri Simulmondo e altri) in COLORS (La software house che Ivan Venturi fondò dopo aver lasciato Simulmondo…NdRGP) di circa un anno, sono stato chiamato in GD e ho fatto l’operatore in Sala Macchine (sistemi Mainframe IBM).
RGP: Ed attualmente cosa fai nella vita?
ANDREA: Lavoro per un’azienda che offre servizi bancari usando Mainframe IBM, Unix, Windows e chi più ne ha più ne metta… è quell’attività di tipo “sistemistica” di cui parlavo prima!
RGP: Sei passato da un’estremo all’altro insomma! Se ti chiedessero di calarti un’ultima volta nei panni di tester per un nuovo gioco (uno solo!) cosa risponderesti?
ANDREA: Direi sicuramente di sì, lo farei volentieri anche se i giochi di oggi sono molto più complessi di quelli di allora e richiedono mooooolto tempo, cosa che ora in effetti scarseggia…
RGP: Cosa pensi della Reunion Simulmondo che si è svolta Sabato 20 Marzo a Bologna? Ti aspettavi di ritrovare tutti i tuoi colleghi di un tempo?
ANDREA: E’ stata un’iniziativa grandiosa! Speravo proprio di reincontrare i miei ex-colleghi con i quali ho condiviso tantissimo e per fortuna, a parte qualche assente giustificato, così è stato!
RGP: Il tempo a mia disposizione è terminato. Non mi resta che ringraziare Andrea per il tempo concessomi…sono sicuro che i lettori saranno davvero curiosi di leggere le impressioni sul lavoro considerato il più bello del mondo rilasciate da un vero tester! Grazie infinite ed alla prossima!
ANDREA: Grazie a te! Rispondere alle domande di questa intervista è stato un vero piacere: frugando nella memoria e ritrovando vecchie foto mi sono tornati in mente momenti stupendi…