Intervista a Gastone Garziera, progettista della Olivetti Programma 101

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Se siete appassionati come il sottoscritto della storica Olivetti, dei suoi innovativi prodotti e di coloro che li hanno ideati, progettati e costruiti, non potete assolutamente perdervi l’intervista a Gastone Garziera, colui che assieme ai membri del team guidato dall’Ing. Pier Giorgio Perotto, diede vita al primo computer programmabile al mondo.
Macchina che venne utilizzata anche dalla NASA per l’allunaggio del 1969!
Di questo, però, parleremo fra poco…

Robert “RGP” Grechi

   
Mario Tchou e Roberto Olivetti


L’incontro con Mario Tchou

Ciao Gastone e benvenuto sulle pagine di Retrogaming Planet!
Nn perdiamo tempo e andiamo subito al sodo:
a 19 anni sei stato assunto in Olivetti da Mario Tchou ed assegnato subito al progetto Programma 101, assieme agli ingegneri Perotto e De Sandre, anche se dopo pochi mesi dal tuo ingresso in Olivetti, l’Ing. Tchou viene a mancare in un tragico incidente (Adriano Olivetti morì l’anno prima). Essendo una figura fondamentale per Olivetti ma troppo spesso trascurata, puoi raccontarci qualcosa su di lui?

Gastone: Ho incontrato Mario Tchou solo due volte: al colloquio per l’assunzione e quando mi sono presentato a Borgolombardo per prendere servizio. Entrambe le volte ho avuto la netta percezione di incontrare una persona con particolare carisma e la capacità di mettere l’interlocutore immediatamente a proprio agio. Gentile, sincera, e con un tratto istintivamente accattivante.
Ho preso servizio Martedì 17 Ottobre del 1961. A quel tempo il LREO (Laboratorio Ricerche Elettroniche Olivetti) faceva frequentare a tutti i neo assunti, diplomati o laureati, un corso di inserimento al mondo dei “Computer”: quattro mesi total immersion, dove si imparavano tutti gli elementi necessari ovvero tecnologia dei semiconduttori, algebra di Boole, circuiteria, architetture, memorie di vari livelli, ecc.
Mario Tchou mi fece accompagnare dal responsabile della formazione, Edmund Shriner, a Linate dove c’era la sede del corso. Shriner mi portò con la sua DS, l’unica volta della mia vita che sono salito su una DS, ma i responsabili del corso dissero che il corso in atto era troppo avanti, non era il caso di inserirmi. Dovevo aspettare il corso successivo e fui quindi affidato provvisoriamente all’ufficio di Joe Elbling, ingegnere scozzese, che stava progettando le prime macchine a controllo numerico.
Purtroppo non ebbi più occasione di incontrare Mario Tchou in quanto, neanche un mese dopo (esattamente il nove novembre successivo) morì in un incidente d’auto. Ho visto la disperazione della sua segretaria e lo sgomento di tutto il Laboratorio.
Luigino Tozzi, tecnico del LREO, entrato molto presto quando il Laboratorio era ancora a Pisa, dopo la nascita della Fondazione Natale Capellaro (di cui era uno dei soci fondatori) e del Laboratorio Museo Tecnologicamente di Ivrea, del quale eravamo entrambi “volontari”, mi ha parlato spesso di Mario Tchou, che lui aveva conosciuto bene, da quando al Laboratorio erano ancora in pochi. Mi ricordava sempre come Tchou fosse una persona eccezionale, non solo dal punto di vista tecnico ma anche da quello umano.
E mi raccontava due aneddoti per sottolineare quanto sosteneva: una volta, sotto le feste di fine anno, per un disguido non erano arrivati gli stipendi. Mario, preoccupato per i problemi che si potevano creare in quel periodo, fece fare alla sua banca anticipi di stipendio a tutto il gruppo.
Come abitudine, poi, teneva aggiornato un data base con tutte le foto ed i nomi dei lavoratori del LREO, per poter salutare tutti per nome.

Il Team della Programma 101

L’avveniristico (per l’epoca) design della Programma 101…


Riguardo al team che ti ha affiancato nella realizzazione della Programma 101?

Gastone: Per quanto riguarda il Team che sviluppò la Programma101, l’iter fu il seguente: finito il corso di inserimento, fui affidato al gruppo dell’Ing. Pier Giorgio Perotto, e precisamente a riporto dell’ Ing. Giovanni De Sandre, una delle sue prime linee. Il motivo credo fosse che De Sandre aveva già un collaboratore, Giuliano Gaiti, che doveva, però, partire per il servizio militare (24 mesi perché doveva fare servizio in Marina).
In attesa di avere assegnato un compito specifico, De Sandre mi diede da studiare il libro di testo scritto da Perotto, “Servomeccanismi e calcolatori numerici” che Perotto usava nel corso omonimo che teneva al Politecnico di Torino. Anche quello fu uno studio fondamentale per me, pur se con qualche perplessità iniziale innescata dalla difficoltà ad impadronirmi della materia. Capibile tenendo conto che ho un diploma di perito elettrotecnico.
Ma un giorno l’ing Perotto convocò De Sandre, e gli chiese di portare anche me. Ci parlò dell’incarico avuto da Roberto Olivetti di provare a progettare una “Calcolatrice elettronica”. E ci invitò a cominciare una serie di incontri con lui, per decidere come procedere, visto che non esistevano prodotti da analizzare e dai quali ottenere indicazioni. I riferimenti allora erano i grossi calcolatori, o le macchine da calcolo che facevano le quattro operazioni.
Quello fu il Team iniziale che in una serie di incontri definì le linee guida per il progetto. Linee guida che abbiamo seguito per tutto il tempo della progettazione, e che di fatto, attraverso la Programma101, hanno guidato tutta l’evoluzione dei PC. Chi ha dato più contributo ovviamente è stato l’ing Perotto, ma il fatto che abbia voluto la nostra partecipazione con lo stimolo di tirar fuori le nostre idee è stato importante e costruttivo.
Era intorno a Marzo 1962. Perotto volle che facessimo un esercizio, che chiamò Feasibility model, che ci facesse capire se la memoria a linea magnetostrittiva era adatta per il nostro progetto. Lui considerava che l’utilizzo della memoria a nuclei non avrebbe consentito il raggiungimento dei nostri obiettivi. De Sandre buttò giù il primo schema logico per questo “esperimento”, io curai la realizzazione del set, compreso quella del prototipo. A questo punto abbiamo iniziato il collaudo. De Sandre all’oscilloscopio, io a manovrare per far avvenire quanto si voleva osservare. De Sandre capiva, mi diceva quello che vedeva, decideva le modifiche che io apportavo. Poi si ricominciava. Al secondo di questi cicli percepii che il ruolo che mi era riservato non mi consentiva di entrare come avrei voluto nel progetto. Così mentre De Sandre decideva le modifiche da fare, mi misi a fianco della sua scrivania, per cercare di capire di più. De Sandre pensava a voce alta, così capivo quello che diceva e seguivo il significato delle modifiche e delle forme d’onda che schematizzava. Quando mi porse il foglio con le modifiche, lo guardai e dissi : “Non vanno ancora bene”. Mi guardò con sorpresa e mi chiese perchè. Avevo colto una incoerenza fra le forme d’onda e la modifica e suggerii la modifica giusta. Controllò e verificò che avevo ragione. Quello che disse poi condizionò per sempre il nostro modo di operare. Riporto le parole esatte perché me le ricordo ancora benissimo. Dsse : “Prenda una sedia e si metta qui vicino a me. Anzi, diamoci del tu, mettiti qui a fianco a me. Da questo momento in poi, tutto quello che faremo, lo faremo insieme!”. Ed è quello che abbiamo fatto fino alla fine del progetto. Facevamo rapporto all’ing Perotto, soprattutto nei momenti di decisioni importanti.
A questo Team, nella prima metà del 1963, si aggiunse un gruppo di progetto meccanico di Ivrea che aveva già progettato una piccola stampante che copriva perfettamente le nostre esigenze. Aveva realizzato quella stampantina senza che gli fosse stata richiesta da qualcuno, e, infatti nessuno l’aveva già utilizzata. Di fatto, quel gruppo, anche se non dipendeva da Perotto, fu reso disponibile per le esigenze del nostro progetto. Successivamente, soprattutto dopo la presentazione del progetto definitivo al top management, e la decisione di presentarlo al BEMA di New York alla fine del 1965, partirono molte attività in Olivetti a supporto dell’avvio in produzione. Dai circuiti stampati, l’alimentatore, i test di qualità, la documentazione per l’attrezzaggio, ecc.

Da sinistra in piedi l’Ing. Giovanni De Sandre e l’Ing. Pier Giorgio Perotto, da destra seduti Gastone Garziera e Giancarlo Toppi


L’architettura della macchina

La Programma 101 (chiamata “Perottina” in onore del suo ideatore l’Ing. Pier Giorgio Perotto) era priva di microprocessore; qual è stato quindi l’ostacolo tecnico più impegnativo?

Gastone: I microprocessori allora non esistevano. Ma anche i circuiti integrati non erano ancora disponibili a livello industriale. Così abbiamo dovuto puntare sui transistor.
Ma l’aspetto più importante fu la decisione di Perotto di farci provare ad usare una memoria del passato, non RAM come la memoria a nuclei di ferrite usata nella Elea9003, ma una memoria a linea di ritardo magnetostrittiva. E’ una memoria dinamica, come un FIFO, (first in – first out). Costruttivamente molto semplice, ed anche con un costo ed un volume fisico minimali. Ma che imponeva una architettura ben definita, che Perotto conosceva, visto che conosceva anche la storia della evoluzione dei “calcolatori numerici”. Ed è quella che De Sandre usò già nel Feasibility model. E la Programma101, (la chiamo così anche se il nome commerciale fu definito molto più tardi, verso Aprile del 1965), come calcolatore numerico, si prestava ad essere sviluppata usando principalmente gli algoritmi di “somme e shift”, caratteristici di quella architettura.
Comunque il problema tecnico più ostico da risolvere, è derivato dalla scoperta che la velocità degli impulsi meccanici lungo la linea di ritardo, che costituiscono i bit della memoria, cambia in funzione della temperatura. E la temperatura interna della macchina, cambia inevitabilmente durante il funzionamento ed in funzione dell’ambiente in cui lavora. Il problema fu risolto usando un oscillatore bloccabile per la scansione del tempo di ciclo. In pratica si usava una linea di ritardo un po’ più lunga dello stretto necessario (1920 microsecondi). L’oscillatore scandiva i 1920 microsecondi relativi ai 1920 bit della memoria, poi veniva bloccato, per ripartire quando usciva un primo bit, che veniva sempre riscritto come inizio di tutto il treno di impulsi. Questa soluzione azzerava tutte le varianti, come le tolleranze dei componenti dell’oscillatore, tolleranze della tensione di alimentazione, tolleranze sulla lunghezza del filo, comprese quelle dovute alla temperatura dell’ambiente di produzione, oltre naturalmente quelle della variazione della temperatura interna alla macchina durante il lavoro.

Cliccando QUI potrete scaricare una copia di una nota scritta da Carlo Passarella che, come neoassunto, in collaborazione con Bruno Visentin già esperto, sviluppò la linea di ritardo magnetostrittiva

Durante la presentazione della P101 al mercato americano, l’Ing. Perotto utilizzò l’“Angela Game” (un gioco di dadi virtuale), per dimostrarne l’affidabilità, perdendo volutamente contro la macchina per stupire il pubblico. C’era quindi una visione, seppur embrionale, dell’uso ludico con la P101?

Gastone: Non è esatto. Perotto fu invitato a giocare contro la macchina da chi presentava la Programma101. Prima non conosceva l’esistenza del programma “Angela game”.
Quel programma fu sviluppato da un programmatore del gruppo sorto a New York per preparare programmi a supporto del lancio e per offrire programmi già pronti a supporto delle vendite. Posso testimoniare che a Maggio del 1965 il gruppo di programmatori era già operativo al N° 1 di Park Avenue, sede della Olivetti.
Io andai lì per supportare l’uso dei primi due prototipi di P101 e avviare l’attività dello STAC (Servizio Tecnico Assistenza Clienti). Mi è stato detto che Angela Game  è stato realizzato da uno di quei programmatori che aveva una figlia di nome Angela e voleva farla giocare. Il programma è stato usato nelle dimostrazioni al BEMA, per far giocare i visitatori. Non so se questo vuol dire che c’era una “visione” di un uso ludico e non sono a conoscenza di altri giochi sviluppati sulla P101.  
Perotto nel suo libro sulla P101 dice che è stato invitato a giocare e che ha sempre perso. Tanto che i giornalisti scrissero che quella macchina batteva sempre il suo inventore. Il fatto è che vincere è tutt’altro che banale: o si conosce (si capisce) l’algoritmo o la probabilità di vincere è molto bassa.
Il gioco Angela Game è molto usato al Museo Tecnologicamente di Ivrea con i visitatori, soprattutto con gli studenti di Scuole medie superiori. Il gioco è molto intrigante e non voglio diffondere l’algoritmo per non rovinare l’appeal del giocare.

La NASA e l’allunaggio

E’ risaputo che la P101 venne utilizzata anche dalla Nasa (che ne acquistò 40 esemplari) per effettuare i calcoli dell’allunaggio nel 1969…

Gastone: La NASA fece uno dei primissimi grossi ordini, probabilmente il primo. E’ un fatto che ci era conosciuto. Abbiamo pensato che fosse dovuto al fatto che alla convention fatta a New York, al Waldorf Astoria, il 14 Ottobre del 1965, era stato fatto eseguire alla Programma101 il calcolo dell’orbita di un satellite intorno alla terra, dimostrando che la P101 era in grado di eseguire calcoli del tipo di quelli che doveva fare la NASA. Però non sapevamo con esattezza per quali calcoli fosse stata usata.
Qualche anno fa, però, ho ricevuto da una fonte anonima un fascicolo NASA, a suo tempo “riservato”: conteneva cinque programmi in linguaggio P101 ed una descrizione in aggiunta. Dopo averne fatta copia a più persone della Fondazione Natale Capellaro e del Museo Tecnologicamente di Ivrea, scrissi una nota che invitava a dare la giusta rilevanza a quel fatto, magari cercando di capire meglio cosa facevano i programmi. Uno dei volontari, Norberto Patrignani, ex olivettiano e professore universitario, ha analizzato a fondo il primo di quei programmi e ne ha fatto una RELAZIONE molto bella e interessante tanto che la rivista Mondo digitale dell’AICA l’ha pubblicata. Comunque si è capito che nel 1965, quando Olivetti presentò la P101, la NASA aveva ancora un grosso problema da risolvere e deve aver capito che la P101 era in grado di risolverlo. Il problema era relativo ai comandi che si dovevano dare alla navicella per correggere la rotta, comandi che si dovevano dare in “tempo reale” e che i mainframe, come l’IBM704 che a quel tempo non erano interattivi, non riuscivano a dare.
Questo computer IBM è ricordato nel film IL DIRITTO DI CONTARE che racconta la storia della matematica afroamericana Dorothy Vaughan e due colleghe anch’esse afroamericane, le uniche in grado di farlo funzionare.

La gestione De Benedetti

Con l’arrivo nel 1978 di De Benedetti ai vertici di Olivetti, ci fu una “svolta manageriale” in quanto veniva privilegiato il profitto aziendale invece del benessere sociale delle persone. Come si è percepita internamente nel lavoro quotidiano questa transizione rispetto alla dirigenza di Roberto Olivetti ?

Gastone: Premetto che io posso parlare di quanto ho percepito dal mio punto di vista ovvero quello dell’ambiente di progetto, dove ho operato per tutta la mia vita lavorativa.
Un’altra precisazione: negli anni ’70 ma non ricordo la data esatta, l’AD Olivetti è stato l’Ammiraglio Ottorino Beltrami.
La vita della azienda Olivetti si può veramente dividere in prima e dopo l’arrivo di Carlo De Benedetti: anche dopo la morte di Adriano, i suoi principi sono rimasti i cardini su cui appoggiava la vita dell’azienda.
Questo però solo fino al 1978 in quanto De Benedetti portò e impose i suoi e lo chiarì immediatamente: disse subito che per lui la priorità assoluta era la remunerazione del capitale e “Se non riesco a dare al capitale il profitto che si aspetta, il capitale se ne va a cercare nuovi lidi di investimento” e tutto il suo comportamento è stato coerente con questo obiettivo. Ha separato le varie attività perché voleva vedere quanto costava e rendeva ogni settore e questo ha sostituito l’organizzazione funzionale con la struttura a divisioni. E’ noto che la struttura funzionale determina l’accumulo di Know How nelle funzioni stesse. Per esempio, la funzione R&D, (Reserch & Development), che era rimasta una struttura monolitica con a capo Pier Giorgio Perotto per una decina d’anni e dove Perotto aveva a suo riporto un servizio di “Segreteria Tecnica”, fu divisa in tante parti specializzate per settore, inserite nelle varie divisioni. Questo per esempio ha reso molto improbabile lo scambio di tecnologie fra settori e come esempio porto la nascita della ET101, la prima macchina per scrivere elettronica, primato mondiale nato ancora nella R&D di Perotto. Se il progetto dello scrivere, costituito sostanzialmente da meccanici, fosse stato indipendente e separato dagli altri progetti elettronici, non credo che avrebbe avuto la capacità di inventarsi un chip LSI (Large Scale Integration) per la ET (Electronic Typewriter).

De Benedetti monitorava continuamente l’andamento dei conti per essere pronto ad intervenire; credo soffrisse molto a pensare che le spese (investimenti) per la ricerca non “garantivano” un ritorno di profitti, soprattutto a breve. infatti diceva anche che “La tecnologia non si fa in casa, si compera”.
In questo modo però ci si può dimenticare di essere leader, come è stata la Olivetti di Adriano.
Adriano ha dovuto spesso risolvere problemi finanziari, dovuti agli investimenti capital intensive per attrezzare nuove linee di macchine (migliaia di stampi in vari anni di sviluppo) ed è arrivato a chiedere ai lavoratori di accettare una diminuzione di stipendio sostituita da “pagherò”. Richiesta che i lavoratori hanno accettato per la fiducia nella onestà di Adriano, per il suo carisma ed il senso di appartenenza all’Azienda.
Una delle prime decisioni di De Benedetti fu invece quella di tagliare il budget della ricerca.
Anche qui, puoi avere un vantaggio finanziario immediato ma se il rinnovo tecnologico dei prodotti ritarda, nascono altri problemi di portata difficile da valutare.
Un imprenditore sa far accettare all’azienda momenti critici se la strategia è chiara e convincente.
De Benedetti selezionava i top manager che accettavano sempre di ottemperare ai suoi obiettivi, chi invece aveva una visione diversa dalla sua non andava bene e veniva sostituito. Se ne sono andati manager che secondo me erano strategici per l’azienda e sono convinto che è necessario imparare a conoscere il valore delle persone ed ascoltarle prima di prendere decisioni.
L’uscita di persone come Luigi Mercurio e Marisa Bellisario, ad esempio, hanno costituito perdite destabilizzanti.
Ho assistito ad una discussione di budget in cui De Benedetti è arrivato, ha aperto il fascicolo del budget al valore finale ed ha detto: “vi ho dato il numero che voglio vedere. Andate e tornate con un budget lo rispetti”. Non ha neanche cercato di capire. Ogni anno imponeva un margine ed è ovvio che imposto quello, non poteva imporre anche come raggiungerlo.
Di fatto c’erano manager che, una volta raggiunto il margine, facevano in modo che l’eccedenza fosse loro, manager che ad esempio facevano contratti di sviluppi con aziende dove erano soci. A mio avviso questo scardinava l’etica che un dipendente dovrebbe rispettare e con tutte queste parti di azienda indipendenti e magari diventate aziende indipendenti, era facile cedere parti di azienda, ricavandone benefici finanziari.
Sono convinto che una volta monetizzata l’azienda, De Benedetti fosse pronto ad andarsene, anche se ha sempre smentito, per andare a fare altrettanto da qualche altra parte. Mi riferisco per esempio alla faccenda SGB. Tutto questo credo dia ragione a chi diceva che più che imprenditore fosse un finanziere.
Per tutto il periodo durante il quale De Benedetti fu AD e Presidente della Olivetti, io mi sono sentito a disagio: per 17 anni ero stato a riporto di De Sandre che a sua volta era stato a riporto di Perotto. Situazione di stabilità che garantiva i rapporti di fiducia che si erano creati. Improvvisamente abbiamo capito che ad ogni cambiamento organizzativo (molto frequenti) era necessario dimostrare di nuovo ai nuovi responsabili, di valere e riconquistare la fiducia. Si vedevano situazioni in cui i colleghi facevano carte false per fare bella figura, situazione che a me creava molto disagio in quanto il mio modo di operare era quello in cui volevo che fossero i risultati a parlare e non la dialettica o le promesse senza fondamento.
Ho cercato di rendermi il meno visibile possibile ma ho sempre tenuto fede ai principi ed agli insegnamenti che avevo imparato nel periodo precedente e sono convinto che molti altri colleghi, olivettiani di vecchia data, si sono comportati nello stesso modo con l’etica della Olivetti di Adriano.

Gastone Garziera e la Programma 101
Gastone Garziera spiega il funzionamento della Programma 101

Tutto cominciò da qui…

Un’ultima domanda prima di salutarci: in molti si saranno chiesti perchè nacchina è stata chiamata Programma 101…ci sveli il “segreto”?

Gastone: Premetto che il nome commerciale dei prodotti Olivetti non veniva definito dal Progetto ma da un ufficio apposito penso responsabile anche dell’immagine dell’Azienda.
Detto questo, il nome PROGRAMMA indica una caratteristica fondamentale di quella macchina quindi è stato azzeccatissimo. Il numero 101 invece, anche se potrebbe far pensare ad un numero in binario (il 5), è stato scelto (da quanto ci è stato detto) per il suono accattivante in lingua inglese, pronunciato “unaouan


Giunti al termine di questa interessante intervista ringrazio Gastone per la
disponibilità dimostrata con l’augurio di poterci incontrare dal vivo e magari
visitare insieme i luoghi dove è nato e si è sviluppato il sogno di Adriano Olivetti!

Gastone: Grazie. Ma anche io ringrazio te per l’opportunità che mi hai dato.
Come “Olivettiano” ritengo giusto e doveroso far conoscere la realtà della Olivetti di Adriano e di Camilllo, perché è diventata grande e perché poi è stata svuotata.
Le tue domande non consentono di approfondire tutti gli aspetti relativi a questi argomenti ma spero che le risposte creino la curiosità di andare ad approfondire dato che esistono molte testimonianze che aiutano a capire…Mi piace sentirmi un po’ un seminatore e spero di trovare terreno fertile!
Per l’incontro dal vivo, basta creare l’occasione, sarà un piacere.

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Autore: Robert Grechi

Nato nel 1977 ho vissuto in prima persona la nascita dei videogames fin dal lontano 1982, anno in cui entro in possesso di uno splendido Colecovision e con il quale comincio la mia “carriera” videoludica! Da allora è stato un susseguirsi di Home Computer e Console che hanno ampliato ulteriormente l’interesse per i videogiochi al punto da aprire, nel mese di Luglio 2009, il blog Retrogaming Planet interamente dedicato al mondo videoludico anni ’80 – ‘ 90!

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