E-SWAT – Coin-Op (1989)

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Riflettendo a posteriori E-Swat si potrebbe pensare che SEGA volesse cimentarsi nella realizzazione di un platform poliziesco sulla scia di SHINOBI, cercando di trarne lo stesso gameplay.
Il gioco infatti viene pubblicato due anni dopo il successo sopracitato (esattamente nel 1989, anno molto prolifico per SEGA), con una sostanziale variante: il protagonista non è un Ninja bensì uno sbirro pronto a debellare il crimine dalle strade di tale Liberty City: dovremo far fuori (o arrestare) varie tipologie di criminali, quali uomini armati, cecchini, skaters, boss di fine livello abbastanza singolari (verremo sfidati da un pericoloso lanciatore di boomerang o arpionati da un altro boss nel livello successivo) e, in alcuni stage, addirittura da un gigantesco gorilla e un monster-truck!

Il marquees del Coin Op

Il marquees del Coin Op

La particolarità sta ovviamente nella modalità di proseguimento del nostro percorso: una volta superati i primi boss saremo promossi al livello successivo con l’ausilio della cyber-tuta, che fornirà maggiore protezione e potenza di fuoco.

Personalmente venni a conoscenza del gioco in modo piuttosto casuale: non mi curai della critica dell’epoca, né lessi qualsivoglia recensione che ne annunciava l’uscita ma vidi semplicemente il gioco dal solito negoziante di fiducia e lo presi a scatola chiusa. Come garanzia c’erano la manona cibernetica che brandiva il distintivo sulla cover, il marchio SEGA e qualche screenshot sul retro della confezione (come al solito delle versioni Amiga, Atari ST e Amstrad CPC).
Cosa però rendeva E-Swat cosi interessante? Analizziamo bene il periodo storico: nel 1989 vestire i panni di un cyborg poliziotto era stato già un bel trend dall’anno precedente…Robocop non vi dice nulla? Ovvio che SEGA, con una botta di spavalderia tipica del marchio nippo-americano, si sia buttata con nonchalance in un plot già abusato.

Tornando al gioco, le novità rispetto a un platform in stile Shinobi sono molteplici: l’azione è più diretta, le munizioni sparate vanno calibrate in quanto non infinite (esaurite le munizioni ci troveremo a dare calci come ultima ratio!) e l’azione può ampliarsi con l’aiuto di un secondo giocatore.
Inoltre, in E-Swat è possibile essere colpiti tre volte, prima di perdere una vita. I nemici che infestano gli stages sono tanto variegati da cambiare di livello in livello, quasi a dipingerne una piccola cosmologia: criminali similari al già menzionato capolavoro della Data East, membri di gangs cinesi con i colori della banda e cyber-nemici nei livelli avanzati.
Ogni livello è inframezzato dagli spostamenti, di stage in stage, dell’auto a sirene spiegate del nostro eroe.
L’acquisizione della tanto agognata tuta avverrà dopo i primi tre livelli (dopo aver conseguito il grado di Capitano) e qui ci ritroveremo con un fucile mitragliatore al posto della nostra scrausa pistola oltre ad un cannone laser dietro la schiena come arma speciale in base ai bonus raccolti. La cosa interessante è che, ogni volta che verremo colpiti dal fuoco nemici, la tuta comincerà a perdere pezzi!

Il coin-op, nonostante qualche spunto vincente, risente dei suoi 24 anni: difficoltà non esagerata (ma capitano situazioni spesso e volentieri fastidiose specie con svariati nemici sullo schermo), grafica nella norma per gli standards Sega e momenti di plagio assoluto con Robocop (esemplare, in tal senso, il 2° livello del 4° stage, con le piattaforme difese da sentinelle laser).
Lo sprite principale, assunta la corazza, sembra più all’interno di uno scafandro che in un’avanzatissima cyber-veste!

La cover della versione per Sega Megadrive/Genesis

La cover della versione per Sega Megadrive/Genesis

Nel 1990 uscì la versione per SEGA GENESIS, Eswat: City Under Siege, con alcuni livelli ricostruiti, sprites più dettagliati e gameplay leggermente alterato rispetto l’arcade; inoltre è possibile utilizzare, una volta entrati in possesso della tuta, del jet pack per pochi secondi.
Questa versione appare addirittura superiore alla versione da sala giochi, vuoi per il dettaglio, vuoi per l’azione decisamente accelerata, con nemici sin da subito impegnativi e level design molto vicino a quello di Revenge of Shinobi (stesso team di sviluppo?).
Il design più accattivante della tuta fa apparire meno goffo e più slanciato il nostro tutore dell’ordine, cosi come quello dei boss finali.


 

Tra le conversioni per console quella per MASTER SYSTEM é in assoluto la peggiore, con gameplay inesistente e grafica al minimo storico. Persino la cover della scatola era inguardabile…

L'orrenda cover della versione Master System

L’orrenda cover della versione Master System


 

Le versioni per home computer come AMIGA e ATARI ST sono abbastanza fedeli ma con un vistoso problema di scrolling che ne rallenta sensibilmente l’azione:


 

Problema addirittura raddoppiato nella versione AMSTRAD CPC:


 

La versione SPECTRUM, invece, ha dalla sua degli sprites ingranditi che ristringono però l’area visiva sullo schermo; inoltre la monocromaticità del tutto rende difficili l’individuazione dei proiettili:


 

La versione per COMMODORE 64, infine, sembra accettabile sotto vari aspetti (anche se la critica all’epoca fu alquanto severa, con un bel 46% su ZZAP!). Una buona mediazione dei vari elementi del gioco originale, anche se monco di parecchi elementi come i dettagli degli sfondi, nemici ridotti di numero e boss finali grossolani.


 

In definitiva, un nome non di punta della SEGA in quanto in parte derivativo, in parte non esageratamente eccelso. Rimane comunque un platform sparatutto molto giocabile e con il suo appeal da “annienta-crimine”, del quale ovviamente consiglio vivamente la versione Genesis.
Per la cronaca: non andai mai oltre il livello del monster-truck, perché la mia copia era difettosa…ho dovuto concludere la mia personale battaglia contro il crimine 10 anni dopo su emulatore!

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Autore: Francesco Romano

Classe 1980, riceve il suo primo Vic20 a 5 anni e solo nel 1990 passa al Commodore 64, con il quale fissa in maniera indelebile il suo sodalizio con il divertimento in pixel. Si mantiene costantemente informato sul mondo a 16bit, nonostante decida di passare direttamente al pc solo nel ’96! Un tardivo digitale, decisamente…

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