In un periodo nel quale in molti si riempiono la bocca con parole come immersività e realtà virtuale, può essere utile scavare nel passato ed andare a riscoprire il primo esempio di gioco con una visuale tridimensionale. Era passato un po’ di tempo da Tank, il coin-op che aveva salvato Atari dal fallimento e che in molti conoscono per averlo giocato nella sua versione casalinga, Combat, venduta in bundle con l’Atari 2600…
TANK – ARCADE VERSION
COMBAT – ATARI 2600 VERSION
Il gioco a sfondo bellico aveva dimostrato di poter funzionare ma per ottenere un nuovo successo bisognava osare qualcosa di diverso; fu così che in Atari si decise di utilizzare la grafica in Wireframe, già vista in Asteroids, per creare una sorta di simulatore di carro armato. E la parola simulazione, per quei tempi, era davvero azzeccata, dato che la visuale in prima persona, la prospettiva, ma soprattutto il cabinato permettevano di provare la sensazione di “essere lì”, nella torretta del blindato, sul campo di battaglia.
Con i controller, due cloche di cui una dotata di pulsante di sparo, il giocatore ha la possibilità di avanzare ma anche di ruotare la visuale a 360° per scovare i nemici che venivano visualizzati dal radar. Ma bisogna essere rapidi nello spostarsi e nello sparare, perché i mezzi della parte avversa non stanno certo a guardare e può capitare di sentire un colpo senza vederlo, perché esploso da un punto al di fuori dalla nostra visuale, con la conseguenza che, se non si capisce grazie al radar da dove provenga tale colpo, la nostra distruzione è cosa sicura.
I nemici sono fondamentalmente di tre tipi: altri carri armati, più o meno veloci, una sorta di missile, un disco volante. Ognuno di essi può essere distrutto da un colpo solo e non è poi tanto raro vedere due di loro cozzare e distruggersi a vicenda!
BATTLEZONE – ARCADE VERSION
Da un punto di vista tecnico, Battlezone rappresenta una vera e propria rivoluzione: come già accennato prima, il cabinato permette una sensazione di realismo senza precedenti: per ottenere questo risultato i tecnici di Atari hanno creato un visore su cui ci si appoggia il viso e che rappresenta la nostra interfaccia visuale con il mondo di gioco. Se avete mai provato il Nintendo Virtual Boy sapete di che tipo di sensazione sto parlando. Solo che ai tempi nessuno aveva mai provato nulla del genere, probabilmente nemmeno lo aveva immaginato…
La potenza della parte hardware è provata dal fatto che Atari creò anche una versione di questo gioco per l’addestramento dell’esercito: si chiama The Bradley Trainer, e pare sia stato prodotto in un paio di esemplari soltanto, dei quali si sa comunque ben poco.
Ovviamente, come sempre nelle recensioni dei coin-op del tempo, non possiamo concludere senza aver dato uno sguardo ai porting per piattaforme casalinghe, anche in questo caso piuttosto abbondanti….
Al contrario di altri arcade, nei quali la parte grafica era l’unica a cambiare dall’originale alle conversioni, qui la situazione è molto diversa, dato che non si poteva sicuramente ricreare il visore del cabinato, e quindi i Battlezone casalinghi non potevano in nessun modo ricreare le stesse sensazioni nel gioco da bar. Oltre a questo, c’erano le limitazioni hardware delle piattaforme di quei tempi, che mal digerivano la grafica in wireframe!
ATARI 2600
Consci dell’impossibilità di ricrearne la grafica, i programmatori decisero per una più semplice rappresentazione in raster, come avevano fatto anche con Asteroids. Nonostante l’aspetto molto grezzo, però, il risultato è davvero giocabile, e sfrutta al massimo le limitate potenzialità della console, donando parecchio divertimento.
ATARI 5200
Curiosa versione ibrida, nella quale solamente gli elementi del campo di battaglia sono in grafica wireframe, mentre il fondale sembra preso pari pari da Moon Patrol. L’effetto non è un gran che, anche perché per mantenere una velocità accettabile l’area di gioco è stata limitata a circa metà dello schermo.
Si noti che questo gioco non è mai uscito sul mercato, ma si è fermato al livello di prototipo.
APPLE II
La grafica è in wireframe ma scatta a livelli tali da rovinare la giocabilità.
Inoltre il comparto audio soffre della mancanza di uscita per diffusori esterni, per cui dall’altoparlante del computer escono pernacchie più che spari. Non è certo la migliore delle conversioni.
COMMODORE VIC20
La fedeltà di questa conversione è davvero notevole: se si pazienta per lo scrolling molto scattoso (ma comunque veloce) si possono provare sensazioni davvero vicine a quelle delle sale giochi, anche per il buon accompagnamento sonoro, simile al coin-op. Davvero un buon lavoro per il piccolo di casa Commodore, che non poteva vantare molte conversioni di rilievo.
COMMODORE 64
Molto simile a quella per Atari XE, presenta colori un po’ smorti e poca luminosità, ma c’è una velocità accettabile che compensa gli scatti della grafica wireframe, da sempre poco digeribile per il computer di casa Commodore.
Il comparto audio è accettabile, e non è che alla fine ci si possa lamentare più di tanto, ma la sensazione, vista anche la conversione per Vic 20, è che la potenza del C64 sia stata sfruttata solo in minima parte.
ZX SPECTRUM
Luci ed ombre con questa conversione di Quicksilva: se da una parte troviamo una fluidità irrintracciabile negli altri lavori dell’epoca, e se l’aspetto monocromatico ed il sonoro elementare dell’originale aiutano non poco un computer come lo Spectrum, che ha sempre litigato con i colori e con l’audio dei giochi, dall’altro c’è l’immobilità del fondale, per cui si nota che ci si muove soltanto guardando i carri nemici. Peccato…
ATARI XL/XE
Anche in questa conversione la grafica è interamente in wireframe, con risultati tutto sommato validi.
È un po’ meno luminosa rispetto a quella del Vic 20, ed ha anche un sonoro un po’ più gracchiante, per cui non è la miglior versione di quell’epoca, ma il risultato può essere considerato soddisfacente.
ATARI ST
E’ la conversione che avrebbero voluto i possessori di Atari Xl e che non ebbero mai per le ridotte potenzialità hardware del computer 8 bit Atari: grafica colorata e veloce, fluidità esemplare, persino un buon sonoro. Il fondale disegnato stona con la grafica wireframe degli oggetti in movimento, ma complessivamente il lavoro fatto da Andromeda merita il nostro plauso.
MS-DOS
Grafica fluida e veloce, ed il sonoro non poi nemmeno malaccio se paragonato allo scempio fatto per Apple II, che con i vecchi PC ed i primi Spectrum condivideva l’uscita audio con altoparlantino al posto della possibilità di collegarsi a diffusori esterni.
Peccato solo per i colori, che sono i soliti violetto ed azzurrino pastello delle schede CGA, ma per il resto si tratta di una buona conversione.
NINTENDO GAMEBOY
Versione con scrolling balbettante ed uno sfarfallio davvero fastidioso, oltre alle difficoltà legate alle limitate dimensioni dello schermo della console. Un plauso per il tentativo, ma se volete una conversione valida è meglio che vi rivolgiate altrove.
ATARI LINX
Uscito con il nome di Battlezone 2000, questo gioco rappresenta la migliore e più fedele conversione: finalmente una grafica interamente in wireframe con la velocità e la fluidità necessarie per rendere il gioco divertente. Mancava sempre il visore, ma non è che si potesse avere tutto…
RACCOLTE ATARI CLASSICS
Grazie a compilation come Atari Greatest Hits o Atari Anniversary Collection, anche i possessori di console più recenti come Super Nintendo, Game Boy Advance, Saturn, N-Gage, Playstation, Playstation 2, Dreamcast, X-Box nonché di I-Phone/I-Pad hanno potuto godere di Battlezone. Ovviamente la conversione è perfetta, ma non ci voleva certo un genio per ottenere questo risultato con hardware tanto potenti…
Per concludere: Battlezone è uno dei giochi più importanti della prima generazione di coin-op. Per la prima volta si ricreava una sorta di realtà virtuale, si immergeva il giocatore nel gioco isolandolo dall’esterno…Peccato non siano stati molti a poter godere di questa esperienza, dato che era più facile trovare questo gioco nella più economica versione senza visore, con doppio schermo (una versione che aveva col tempo sostituito la prima anche, si diceva, per motivi di igiene).
Chi, come me, ha conosciuto Battlezone solo con le rispettive conversioni casalinghe ne ha soltanto sfiorato il fascino e probabilmente, allora, non ne ha nemmeno capito l’importanza. Per questo,però, esistono i siti di retrogaming, no?