Chiunque di noi abbia vissuto a cavallo degli anni ‘80, non potrà essere rimasto indifferente davanti ad “alcune” forme di intrattenimento tipiche di quegli anni: coin-op, personal computers e le prime console casalinghe erano un passaggio obbligato per ogni adolescente dell’epoca, equivalenti al possedere oggi uno smartphone od una console di ultima generazione.
Risultava quindi naturale vedersi recapitare ad ogni ricorrenza scolastico-religiosa (promozioni, comunioni o cresime) una di queste macchine oppure passare pomeriggi interi dall’amico che aveva la console che tu non avevi o ancora trascorrere buona parte del proprio tempo libero in quei luoghi oggi ormai rari dei quali, se avevi tra i 10-20 anni, non potevi non subire il fascino: le sale giochi! Locali storici ormai scomparsi a causa delle capacità tecniche sempre maggiori delle attuali console casalinghe. (Per farvi un’idea dell’atmosfera che si respirava in questi locali potete leggere tre miei articoli a riguardo dei quali il primo disponibile a questo INDIRIZZO e gli altri due disponibili negli Articoli Correlati sulla sidebar!NdRGP)
Ovviamente il sottoscritto ha vissuto tutte le situazioni sopracitate, felicemente in bilico tra precarietà di spicci da inserire nel cabinato preferito e l’impazienza di possedere un giochino per il proprio computer di casa (nel mio caso un Commodore 64, of course). Dico impazienza in quanto avendo solo 12 anni, i proventi per l’acquisto provenivano esclusivamente da un’unica fonte, ovvero i genitori!
Su questo fatto un pensiero correi ai momenti passati a sbirciare le vetrine del rivenditore di fiducia (un negozio di elettronica all’interno di uno dei primissimi centri commerciali romani, ormai chiuso), momenti che hanno fissato indelebilmente nella memoria immagini di covers incredibili (tipo quelle del grande Bob Wakelin) che, tempo dopo, scoprii non corrispondere ad altrettanta qualità videoludica…
Oltre a ciò aggiungiamo pure una serie di coincidenze: una su tutte un cabinato, all’esterno del game shop, che troneggiava come un monolite (anche se era confinato nel corridoio del centro commerciale tra la zona servizi igienici e il suddetto negozio). Uno di quei cabinati destinati ad attirare inevitabilmente l’attenzione anche grazie alla grafica dello chassis a richiamare motivi e simbologie orientali: SHINOBI!
Il guerriero della tecnica ninja Joe Musashi si muoveva con la sua tuta in livelli urbani popolati da nemici affiliati alla malavita locale, bande armate, carcerieri di minori (tizi armati di sciabola che tengono in ostaggio i bambini del clan Oboro, l’obiettivo/bonus di ogni livello) e ninja letali tutti facenti capo alla organizzazione criminale Zeed, fino ad arrivare a nemici sempre più mostruosi e difficili da sconfiggere in ambientazioni sempre più vicine al luogo arcano del nemico finale, tale Ninja Mascherato (Makahara), votato a riportare il mondo ad un sistema feudale.
SHINOBI – ARCADE
Insomma, il coin-op di SHINOBI era lì che aspettava di essere giocato, con la sua grafica accattivante, lo stile platform a scorrimento orizzontale e la demo che mostrava un gameplay frenetico con musiche decisamente adatte a sottolineare in maniera energica l’azione.
Trovare 200 Lire ed inserirle nel cabinato era un obbligo per chi, a 5 anni, aveva ricevuto il suo primo Vic20 e anche se decisamente immaturo sapeva benissimo cosa significava una grafica a 16 bit su una macchina da bar!
Parlando del videogioco in sè possiamo notare, fin dal primo dei 5 livelli che compongono il gioco, il gameplay semplice ma massiccio: i nemici variano da punks pronti a colpirvi a mani nude a guardie armate dal grilletto facile. La costante di tutti i livelli sono gli energumeni armati di sciabola pronti a lanciarsi contro di noi e che fanno da guardia ai ragazzini rapiti. Una volta recuperati tutti gli ostaggi (alcuni di loro lasciano un mitra come arma bonus) si prosegue nella seconda sezione del suddetto livello (con posters di Marilyn Monroe di Warholiana memoria in bella vista). Non essendo però dotato, allora come oggi, di riflessi fulminei, il mio stallo arrivava sempre alla presenza del primo boss del primo livello: ripensandoci, uno dei boss più idioti della storia dell’intelligenza artificiale!
Si prosegue quindi per un molo, dove dovremo entrare nientemeno nella stiva di una nave e poi di nuovo giù per i moli dove troveremo ad attenderci un bell’elicottero grosso e carico di ninja provnti a farci la pelle!
Il passo successivo è un’area sterrata, dove affronteremo alcuni nemici armati di bazooka (e stranamente somiglianti al famosissimo Duke Nukem di consoliana memoria); attraverso un sistema di tubi si arriva poi alla parte finale della sezione dove ad attenderci ci saranno ben due boss da sconfiggere con molta ferocia ed altrettanta astuzia.
La quarta sezione si addentra invece nei domini del principale artefice di tutte le nostre disgrazie: dopo essercela vista con misteriosissimi uomini-rana, sarà la volta di sfidare una gigantesca guardia imperiale in una ambientazione tipicamente giapponese!
La sezione finale è praticamente la residenza del nostro nemico dove troveremo, come se non bastassero i nemici affrontati fino a qui, ninja-zombie che vorranno farci la pelle lanciandoci contro le proprie ossa! Naturalmente, dovendo muoverci tra le stanze che compongono la magione, l’azione va ponderata al millesimo vista la massiccia presenza di nemici di tutte le specie in spazi alquanto angusti!
Arrivati al cospetto del ninja master, saremo messi a dura prova da una serie di tecniche di arti marziali dalle quali dovremo difenderci e controbattere a dovere.
Questo accadeva nel coin-op per i pochi che avevano la pazienza (e abbastanza monetine) di portare a termine tutti i livelli di un titolo tra i più tosti dell’epoca!
Circa un anno e mezzo dopo aver fatto la “conoscenza” con questo splendido gioco, accadde una di quelle cose destinate a lasciare il segno nella mia carriera di videogiocatore: mio cugino decise di vendere niente meno che il suo Commodore 64 con tutto l’armamentario di accessori e giochi fra i quali LAST NINJA, GHOULS ‘N GHOSTS, MYTH, TURBO OUTRUN ed, ovviamente, SHINOBI.
L’ora della vendetta trasversale era scattata; potevo rifarmi di tutti quelle monete regalate al cabinato e finalmente vedere cosa si celava dopo il primo maledetto livello!
Naturalmente, per quel poco d’esperienza che avevo nel campo videoludico, scordavo il problema principale ovvero la conversione dai 16 bit della versione arcade agli 8 miseri bit della macchina Commodore…
Risultato? Non feci assolutamente caso alle inevitabili differenze fra le due versioni; questo perché la conversione era abbastanza fedele a patto di dimenticare le videate tra un livello e l’altro, la musica di sottofondo ingame (solo effetti sonori per il C64) e “sopportare” un gameplay leggermente modificato che riusciva comunque a mantenere inalterato la difficoltà di gioco!
Nonostante tutto i livelli erano gli stessi del Coin-Op e a quel punto venne naturale scordarmi completamente di quest’ultimo cosi come delle versioni Mega Drive (praticamente identica all’arcade) e Master System (che offriva addirittura armi, come i nunchaku giapponesi, e mosse speciali aggiuntive)!
Di seguito i video delle varie conversioni di Shinobi disponibili:
SEGA MASTER SYSTEM
NINTENDO NES
SEGA GAME GEAR
AMSTRAD CPC
ZX SPECTRUM
COMMODORE 64
AMIGA
ATARI ST
La versione Commodore 64 manteneva però il livello bonus tra gli stage durante il quale il nostro protagonista, in visuale soggettiva, doveva centrare con i suoi shuriken un’orda di ninja convergenti verso lo schermo. Lodevole la versione cassetta, dove il suddetto livello era giocabile più volte durante il caricamento.
Oltre a questo era disponibile una simpatica opzione di variazione del colore della tuta del personaggio!
Per quanto riguarda il titolo in sè è doveroso sottolineare che il gioco Sega vanta ben due seguiti ufficiali per tutti i sistemi: il primo, SHADOW DANCER, dove il protagonista si fa accompagnare da un fedele compagno a quattro zampe come aiutante per sgominare l’ennesima l’organizzazione criminale di turno.
SHADOW DANCER – ARCADE
…e SHINOBI III – Return of The Ninja Master il quale risulta, strutturalmente parlando, una copia del primo episodio al contrario: si parte infatti da una foresta giapponese, che ci riporta ad una ambientazione storica arcaica per arrivare già nel secondo livello a bordo di un’installazione militare ultra-tecnologica.
SHINOBI III – ARCADE
Restando in tema di sequel non possimo non citare la nutrita la schiera di seguiti solo per le macchine di casa SEGA (anche con nomi diversi per diversificare i giochi a seconda della console): THE CYBER SHINOBI (1990) su Master System, SHINOBI 2 – The Silent Fury (1992) per Game Gear, SHINOBI LEGENDS (1995) su Sega Saturn, fino agli ultimi episodi per Playstation 2 e Nintendo 3DS.
Dei vari sequel (ufficiali e non) di Shinobi, però parleremo in altra sede…
Personalmente ritengo SHINOBI una delle migliori rappresentazioni in videogame dell’immaginario collettivo delle arti marziali (al pari di BAD DUDES Vs. DRAGON NINJA, LASTA NINJA e NINJA GAIDEN) ed un un vero e proprio mito, impossibile da dimenticare, grazie anche ad un’impareggiabile gameplay spacca-polsi ed un’ambientazione orientaleggiante che non può non rimanere impressa nel cuore di ogni vero retrogamer!
Forse il gioco non ha potuto disporre di un’immagine rinnovata cosi come accaduto a NINJA GAIDEN ma in ogni caso non si può negare che SHINOBI rimanga uno dei titoli di riferimento nel binomio videogiochi/arti marziali!