INTERVISTA SCRITTA DA ANTONIO BONANNO SU TRACCIA DI RGP
Questa volta Retrogaming Planet vuole proporvi un’intervista un po’ insolita: nessun personaggio famoso del mondo videoludico, nessun giornalista delle migliori testate d’epoca e neppure un retrogamer di spicco ma semplicemente…UNO DI NOI! Una persona che ha fatto della propria passione un qualcosa da “integrare” nella propria vita quotidiana e che, con le proprie idee, riesce a strappare un sorriso quotidiano prima a se stesso e, successivamente, a tutti noi retrogamers ed appassionati collezionisti.
Antonio Bonanno, segnalato anche su alcune riviste videoludiche di successo, apre letteralmente le porte della sua casa ed in particolare del suo Angolo Videoludico a chiunque vorrà condividerne la passione…
Robert “RGP” Grechi
RGP: Ciao Antonio e benvenuto sulle pagine di Retrogaming Planet!
ANTONIO: Grazie, per me è un onore. Retrogaming Planet è davvero strepitoso. Ricco di recensioni, interviste, dettagli tecnici su hardware e software, una meravigliosa sezione anni 80. Insomma visitarlo è un vero piacere, come è stata una piacevolissima sorpresa trovarmi qui.
RGP: Immagino tu ti senta un po’ un “pesce fuor d’acqua” sul mio blog fra le interviste a sviluppatori di videogames e redattori delle maggiori riviste videoludiche italiane. Se cosi fosse mettiti tranquillo perché, tra poco, parleremo quasi esclusivamente della tua passione per il collezionismo e soprattutto per…
Anzi, parlaci direttamente tu di questo tuo amore per il…
ANTONIO: Direi che mi trovo perfettamente a mio agio, potremmo parlare del videogame che ho appena sviluppato o magari del nuovo hardware che ho progettato. Certo, tutto questo è successo solo nella mia mente già abbastanza complicata ma almeno avremmo un certo equilibrio. Eheheh scherzi a parte, adesso faccio il bravo e sto composto a rispondere alle tue domande.
Come mi è capitato spesso di spiegare, io non mi reputo un vero collezionista. Sono più che altro un grande appassionato e nostalgico… Tutto quello che ricorda la mia infanzia, i momenti felici ed i giochi preferiti, riesce sempre ad emozionarmi e spesso a commuovermi. Un po’ come capita a tanti quarantenni di oggi.
In tutto questo, uno dei principali attori protagonisti. è il Commodore 64, fedele amico e compagno di lunghe sessioni di gioco. Il C64 era il nuovo mondo dei videogames, era come avere una sala giochi a casa. Sarà sempre nel mio cuore!
RGP: Ebbene si, cari lettori, Antonio Bonanno ha un amore viscerale per il Commodore 64 tanto da rendere partecipe la macchina Commodore in molte delle sue attività abituali ed immortalare il tutto sul suo profilo Facebook…Antonio vuoi parlarci della tua simpatica iniziativa e di come è nata l’idea di realizzarla?
ANTONIO: Vi ricordate la canzone della pubblicità Commodore, “Ora che ce l’hai, guarda che ci fai“? (…e come dimenticarla?NdRGP)
Bene, per un bel po’ questa canzone non mi ha abbandonato: è entrata nella mia testa prepotentemente e non è più uscita. Così mi capitava di immaginare di avere con me il computer durante le mie giornate, mentre svolgevo normali attività.
Alla fine ho ceduto è ho realizzato il primo scatto. Ovviamente l’idea è quella fantasiosa di fare cose strane, situazioni improbabili ma che mi divertono tanto. Per la serie, ora che ce l’hai, ci puoi fare davvero tante cose, dal giardinaggio alla grigliata, dal riposino pomeridiano alla sbronza in compagnia, dalla nuotata in mare al Dog Sitter e così via. Questo giusto per capire di che si tratta. In fin dei conti mi piace divertirmi prendendomi anche un po’ in giro. Ci tengo a sottolineare che nessun C64 è stato maltrattato durante la realizzazione delle foto. Ammetto che in alcune situazioni si avverte un certo pericolo, come quando decisi di portare il computer in mezzo al mare, ma tutto è fatto in totale sicurezza e soprattutto con grande affetto. E’ un po’ come ringraziare il compagno videoludico per tutti i bei momenti giocosi, portandolo in giro per il mondo…
Ecco un paio di pubblicità originali dell’epoca:
E a seguire una piccola selezione dei miei scatti:
RGP: Quindi dovunque tu sia e qualsiasi cosa tu stia facendo, se il pensiero corre al Commodore 64, trovi il modo di integrarlo a ciò che stai facendo! Se non è amore questo…
ANTONIO: Proprio ovunque no ma, in quest’ultimo periodo lo porto spesso con me in auto. Chissà, magari farò ancora qualche scatto e poi basta. Non mi piace fare le cose per forza, perdono di genuinità. Le cose belle sono quelle che ti fanno sorridere e ti mettono di buon umore, anche solo per un istante.
RGP: Concordo assolutamente! Ora facciamo un passo indietro e raccontaci se da adolescente eri anche tu, come molti di noi, un assiduo frequentatore delle mitiche sale giochi…
ANTONIO: La sala giochi mi manca tantissimo. Era il posto giusto per socializzare, confrontarsi, sfidarsi, divertirsi e crescere. Anche se non avevi monete, andavi lo stesso a vedere gli altri che giocavano, cercando di imparare nuove mosse e nuovi trucchetti. La sala giochi era per me, inizialmente, il posto dove andare di nascosto, magari spendendo quelle 200 lire che erano rimaste dalla spesa fatta alla bottega e che mia madre a volte non mi chiedeva indietro. O magari quelle 100 lire trovate nelle cabine telefoniche… Era mia abitudine, infatti, entrare in tutte le cabine di passaggio e controllare. Di tanto in tanto ne trovavo una e allora… VIAAAA di corsa a fare una bella partita ai videogames.
Le prime sale giochi da me frequentate erano sempre in posti strani, a volte un po’ buie ma tutto sommato tranquille. In alcune c’erano anche vecchi giochi meccanici anni 70 e spesso conservavo le ultime 100 lire per inserirle in un distributore di chewingum a palline dove si poteva riavere la moneta indietro sparandola con una pistola a molla e centrando una stretta feritoia.
Cosa che accadeva raramente.
Le sale giochi erano diverse l’una dall’altra… Ce n’era una dove bisognava avere 14 anni per entrare e dove io puntualmente cercavo di imbucarmi e altrettanto puntualmente venivo preso per un orecchio e accompagnato fuori dal proprietario. Proprio in quella sala una volta vidi una bellissima postazione al centro del locale con il Commodore 64 completo del suo monitor a colori e un ragazzo seduto intento a giocare. Che meraviglia!
Anni dopo giocavo ad Out Run facendomi scambiare 1000 lire proprio da quella persona che ormai non avrebbe potuto più prendermi per un orecchio e che oggi è diventato un amico. Ho visto la lenta ma inevitabile trasformazione di quei luoghi che adoravo. Giochi come Bubble Bobble, Gyruss, Spy Hunter, Hang On o Gemini Wing, lasciavano spazio ai nuovi cabinati e al nuovo modo di giocare. Il lasergame DRAGON’S LAIR è un esempio. Anche i vari giochi da combattimento, però, iniziavano a cambiare… Si giocava a biliardo, a ping pong e a calcio balilla.
Poi all’improvviso ti accorgi che sei cresciuto e che anche l’ultima sala giochi ha chiuso i battenti. Si, mi manca davvero tanto!
RGP: Il tuo Coin-Op preferito?
ANTONIO: In realtà non ho un solo Coin-Op preferito, ma diversi. Sono quelli ai quali ho giocato all’inizio, quando bastavano appunto 100 lire, a divertirmi di più. La prima moneta la misi in Donkey Kong dopo aver visto una decina di ragazzi giocare prima di me. Era fantastico, l’idea di diventare un eroe salvando quella biondina terrorizzata dal gorilla in cima alla struttura, mi faceva sentire come l’uomo da sei milioni di dollari.
Tra i miei preferiti allo stesso tempo c’erano Pengo e la difficoltà di fare tris con i cubi di ghiaccio. Indimenticabile Galaga (amore eterno). Adoravo KUNG FU MASTER che inevitabilmente mi riportava alla mente la pellicola L’ultimo combattimento di Chen, poi Karate Champ e la sua scuola per diventare maestro in arti marziali. E ancora mi piaceva tantissimo POPEYE, POLE POSITION e la sua durissima poltrona di guida ed il sempre amato (anche tutt’oggi) Ghost’n’Goblins.
Tra i giochi che preferisco ci sono anche titoli che non vedo mai apparire nei forum dedicati ai videogames come il divertente GetStar, l’ipnotico Exerion ed il buffissimo Hard Head. Mi fermerei qui perché ho trascorso molto tempo in sala giochi e se continuo facciamo notte…
GETSTAR – Arcade
EXERION – Arcade
HARD HEAD – Arcade
RGP: Eccoti servito, ora li hai visti apparire…! Il primo Home Computer o console utilizzata?
ANTONIO: Non rammento il giorno esatto, il calendario però ci ricordava che erano iniziati gli anni 80, forse 1982-1983, e quel tavolo nero e rotondo del soggiorno era pronto ad ospitare quello che sarebbe stato l’intrattenimento per eccellenza: Il COMMODORE VIC20… Così brillante, tutti quei tasti li avevo visti solo nella vecchia macchina da scrivere arancione di mio padre. Mio fratello aveva comprato il computer nel negozio di fronte casa, lo stesso negozio che da lì a breve sarebbe diventato quasi la mia seconda casa, perché ci passavo a volte pomeriggi interi, tra tanti computer e coloratissime cartucce Commodore.
All’inizio avevamo a disposizione solo due giochi in cartuccia, Omega Race e Garden Wars. Poi però fece la comparsa il lettore di cassette e le cose cambiarono totalmente…
Una classica audio cassetta poteva contenere molti giochi e le edicole ne erano piene. Le cartucce erano costose e le cassette, anche se più economiche, non si potevano comprare spesso. Ci voleva una soluzione ed il problema fu risolto nel mese di giugno del 1984. Miracolosamente apparve il Paper Soft, un settimanale pieno di listati di giochi!
Bastava copiarli sul computer e poi salvarli sulla cassetta. Con quelle mille lire iniziava un nuovo fantastico periodo: lunghi pomeriggi e a volte interminabili notti nel fine settimana a scrivere cose del tipo: “10 PRINT “{CLR}”” : POKE214,10 : PRINT : POKE 211…e così via. Il divertimento era assicurato.
Mio padre ci prese gusto e capendo come programmare in Basic iniziò a scrivere e realizzare lui stesso i giochi. Semplici, ma molto belli. Messi da parte per un po’ i rollersprint, gli stampini, l’uomo tigre, il mangiadischi Penny, le macchinine a corda e quello che era rimasto del piccolo chimico, adesso la mia attenzione era totalmente catturata dai videogiochi.
RGP: Cosa significava per te poter giocare a casa, comodamente seduto sul divano, invece di recarti in sala giochi a spendere la classica paghetta settimanale?
ANTONIO: Credo di avere iniziato solo da poco a giocare ogni tanto comodamente seduto sul divano. In quel periodo avevamo un divano letto dove dormivamo io e mio fratello e poi era distante dal Telefunken (lo storico televisore…NdRGP). Si giocava seduti sulla sedia e in quel tavolo vicino al televisore. In verità non ho mai scelto di giocare a casa o in sala giochi, facevo entrambe le cose. Erano due esperienze totalmente diverse.
Non avendo mai avuto paghetta settimanale se non quando iniziai a frequentare le superiori, potevo contare solo sulle 1000 lire della domenica. Ricordo ancora che progettai con mio cugino la “Domenica Perfetta“: dopo colazione si andava subito in chiesa a servire all’altare durante la celebrazione liturgica in quanto eravamo chierichetti. Dopo la messa, di corsa al bar e con 500 lire ciascuno compravamo un calzone al prosciutto da dividere in due. Infine, l’ultima tappa prima di tornare a casa era la sala giochi.
Li ci aspettavano i cabinati di Green Beret, The Jackal, Solomon’s Key, SHINOBI, Super Qix, Street Fighter e tanti altri.
Insomma la domenica perfetta!
RGP: La prima macchina (e probabilmente anche quella alla quale sei più affezionato) che hai acquistato per la tua collezione?
ANTONIO: Era parecchio calata la febbre da VIC20, almeno per me, visto che mio padre continuava a fare vari esperimenti di programmazione di tanto in tanto e c’erano altri interessi, Deejay Television, Saranno Famosi, la musica, il pallone. Il videogioco in casa si era ridotto a qualche partita giornaliera con il Bandai Hyper Olympic Jumping Type, un gioco portatile molto divertente. Non sentivo la mancanza di un computer…
Ma un giorno a casa del mio amico vidi il Commodore 64, in tutto il suo splendore, con il lettore floppy da 5,25 pollici che permetteva di ridurre drasticamente i tempi di caricamento dei giochi. Insomma fu amore a prima vista. Andavo spesso a casa sua a giocare, fin quando mi disse che voleva venderlo a me per passare ad un sistema superiore. Adesso c’era una nuova missione, dovevo assolutamente avere quel C64 e bisognava recuperare i soldi. Andai a lavorare in un negozio di arredamento di interni e così il Commodore arrivò a casa mia. Adesso avevo un computer tutto mio, con una grafica pazzesca, un suono spettacolare e una lista di giochi infinita.
Certo ci giocavo ed è quello che ho più o meno sempre fatto ma, essendo curioso, pian piano grazie anche alla cartuccia NIKI iniziai a fare qualche esperimento con gli sprite, qualche modifica alle intro, qualche gioco costruito grazie al SEUCK e più avanti, eccomi seduto nello studio di un fotografo a realizzare alcune schermate di presentazione e titoli da inserire nei filmati dei matrimoni e di altre cerimonie.
RGP: Successivamente poi, hai cominciato a collezionare macchine videoludiche giusto? Come è nata questa tua passione per il collezionismo vintage?
ANTONIO: Sì corretto! Qualche anno dopo l’acquisto del C64, continuavo a frequentare quel mio amico e un giorno, sempre a casa sua, mi capitò di vedere il suo computer: era un Commodore Amiga 500! Inutile dire che in quel momento mi sono sentito come risucchiato indietro nel tempo, provando la stessa sensazione di molti anni prima…
Questo era ancora più bello, la grafica pazzesca, il suono divino ed anche in questo caso mi disse che voleva venderlo per passare ad un sistema superiore quindi da lì a breve, recuperando un po’ di soldi, anche l’Amiga trovò una nuova casa! Oltre al gioco, mi divertivo a comporre musica con vari programmi come l’Octamed e Protracker.
L’intrattenimento era ancora una volta cambiato; lavoravo in radio, facevo l’animatore e il DJ, quando un giorno ricevetti una telefonata da alcuni amici musicisti e all’improvviso mi ritrovai sul palco con loro a fare serate e feste da ballo. Loro si occupavano della musica live ed io con l’Amiga 500 e una Amiga 2000 (che nel frattempo avevo recuperato da un amico) a far suonare brani da discoteca campionati e montati per l’occasione.
Sì l’intrattenimento ed il modo di usare il Commodore era totalmente cambiato, ancora una volta. Mi divertivo sempre a giocare, ma adesso facevo anche altro. Mi piaceva avere qualche computer in più ma ero anche curioso di scoprire altre macchine. Con 10 mila lire comprai un Atari Lynx al mercatino dell’usato e, con poco più, un Sega Master System. Perchè allora non iniziare a provare nuovi giochi?
Purtroppo però, a parte quel poco che si trovava nei mercatini e qualche amico che mi regalava qualcosa come avvenne per un Olivetti PC1, qualche gioco portatile e poco altro, era difficile pensare di fare una collezione con il semplice passa parola. I soldi mancavano sempre e a dire la verità non era ancora nata in me l’idea di collezionare. Con internet però tutto era diventato più semplice ma soprattutto finalmente si poteva sperare di toccare con mano quelle console o computer visti solo in TV o in qualche rivista come Zzap, The Game Machine e C+VG. Con il passare degli anni, era più facile avere contatti con amici e persone che volevano sbarazzarsi o vendere le loro cose e la mia curiosità era sempre più grande. Così pian piano, tra donazioni di amici e conoscenti, tra qualcosa comprato su internet e qualcosa trovato nella spazzatura per strada, ecco che oggi ho un bel po’ di console e computer. Quello stesso amico di sempre, un po’ di anni fa, decise di passare ancora una volta ad un sistema superiore e con mia grande gioia acquistai da lui un bellissimo Amiga 1200.
A questo punto punto potrei anche considerarlo come una figura chiave del mio passato Commodoriano.
RGP: Sul tuo profilo Facebook e sul tuo Google+, abbiamo visto alcune foto chiamate SCATTATTACK. Cosa ci puoi dire a tal proposito?
ANTONIO: Questo credo sia un chiaro esempio della voglia di condividere la mia passione per le cose antiche, dimenticate o semplicemente come molti le chiamano, vintage. Non necessariamente deve essere una foto seriosa, l’importante è l’oggetto protagonista. Tutto il resto è solo quello che in un determinato momento ho immaginato…
Fotografare ad esempio un televisore Autovox Linea 1 e aggiungere un titolo e alcune informazioni come ad esempio chi lo ha disegnato, in questo caso Rodolfo Bonetto, e l’anno di produzione credo che sia un ottimo modo per condividere la mia passione e nello stesso tempo dare qualche informazione. E così anche il cinevisore Mupi, il TRICKY TRAPS, il floppy da 8 pollici, la Renault 4, continuano ad essere ricordati e magari a destare ancora l’interesse di qualcuno. Per quanto riguarda il nome che ho dato alla serie…beh io sono un fan di Muciaccia e tutte le domeniche fino a poco tempo fa vedevo Art Attack, un programma bellissimo che ti fa venire voglia di andare a comprare pennarelli, matite, colori, gessetti… eeehhmmm non me lo chiedere ti rispondo subito, li ho già comprati! Un giorno, quando all’improvviso mi è venuta l’idea di fotografare il 45 giri della serie TV Mork & Mindy, con me a testa in giù, avevo in mente Art Attack e da lì ho pensato alla parola ScattAttack…
Ed anche in questo caso, ecco a voi una piccola galleria di ScattAttack:
RGP: I pezzi della tua collezione che ritieni ogni retrogamer debba possedere per considerarsi tale?
ANTONIO: Un retrogamer è chi sente qualcosa di strano al cuore quando vede il logo Commodore, Nintendo, Sega… Chi si emoziona a giocare con i vecchi videogames, chi è curioso di sapere cosa c’è dentro a quello Spectrum, chi taglia un trancio dalla sua pizza e vede Pac Man, chi tiene in mano un pallone Super Santos e immagina di fare quel goal perso a MICROPROSE SOCCER, chi quando sente Atari risponde con “Magari“, chi compra una console next-gen e il giorno dopo installa l’emulatore per giocare a Turrican.
Un retrogamer può considerarsi tale anche se tra le sue cose si ritrova solo le vecchie palline Clic Clac o il magico giroscopio Nesquik.
RGP: Utilizzi ancora i tuoi computer e le console per giocare o sono ferme a solo scopo collezionistico?
ANTONIO: Spesso mi capita di voler fare una partita al volo con qualche giochino, quindi tengo sempre montato alcune console o computer. Li utilizzo ancora oggi, magari per provare nuove periferiche recuperate, come il caso ad esempio del drive Commodore 1581 che utilizza i floppy da 3,5″ o per testare altre periferiche. A volte basta qualche batteria da mettere nel GameBoy e via, una partita veloce a Tetris, oppure a Wonderboy sul Sega Game Gear. Mi accorgo che oggi giocare non è più come una volta: non abbiamo più tutto quel tempo e nemmeno la mente libera. Ecco perché ho sempre una buona scorta di batterie e qualche joystick a portata di mano.
RGP: Sappiamo che hai allestito in casa tua un angolo vintage che definire straordinario è riduttivo! Cosa puoi dirci in merito e quali macchine sono presenti in questo “Angolo delle meraviglie“?
ANTONIO: La prima cosa che mi viene in mente è che è quasi sempre disordinato. Immaginate di avere finalmente tante di quelle piccole cose che desideravate da bambini e di volerle sempre a disposizione, un po’ per guardarle, un po’ per usarle. Ecco, il mio angolo videoludico è più o meno così… In continua trasformazione. Ho un po’ di console e computer collegati, già pronti all’uso, qualcuno in esposizione e poi, in base al periodo, un po’ di oggetti vintage che magari vado recuperando o che qualcuno mi ha regalato, come ad esempio un Telefono bigrigio S62 a rotella, una radio a valvole Radiomarelli, una Polaroid, un distributore di chewingum. Insomma “cose vecchie”.
RGP: Sei sposato? Domanda personale ma importante in quanto, solitamente, le consorti non vedono di buon occhio questa nostra passione…Immagino tua moglie sia felice (ironico, ovviamente) di vedere la propria casa praticamente trasformata in una sala giochi d’altri tempi. Confermi o smentisci?
ANTONIO: Quando arrivai nella nuova casa, misi sulla scrivania soltanto qualche computer. Tutto il resto lo avevo ancora dentro agli scatoloni in garage. Ogni tanto tiravo fuori qualcosa e così pian piano forse mia moglie avrà fatto l’abitudine a vedere queste cose. La casa non si è trasformata in una sala giochi per carità ma, come patto iniziale, ho richiesto almeno una stanza tutta per me che credo sia di vitale importanza. Poi ho vinto a pari e dispari metà ripostiglio dove misi uno scaffale e un po’ di roba.
A volte la domenica mattina prendo in prestito la veranda per qualche ora, per montare la pista Polistil e fare qualche giretto, ma poi si deve smontare e rimettere a posto. Da un po’ di tempo a questa parte la vedo coinvolta ogni tanto nelle mie ricerche. Da un bel po’ invece, dice Commodore, Atari e Amiga ed è innamorata di THE GREAT GIANA SISTER.
Starà forse muovendo i primi passi nel mondo del retrogaming? Vederla con la Zapper, mirare e abbattere le anatre in Duck Hunt mi fa felice… Per quanto riguarda lo spazio, per ora mi reputo fortunato perché la maggior parte delle cose le tengo fuori casa, in alcuni magazzini messi a disposizione da amici.
RGP: Di tanto in tanto organizzi qualche serata con amici a sfondo videoludico? Quelle sane competizioni alle quali, molto tempo fa ormai, tutti abbiamo partecipato in un modo o nell’altro…
ANTONIO: Mi piace stare con gli amici e visto che molti di loro frequentavano come me la sala giochi, ci si incontra a casa mia per una cenetta e poi un torneo a Pong o una bella sfida a Galaga, una volta ancora a Mario Kart. Un bel risottino o una grigliata, qualche dolcetto, un liquorino e un po’ di videogames.
In fin dei conti, certe cose, valgono davvero tanto per me. Stare con alcuni amici e divertirsi non ha prezzo! Mi piace vederli impegnati e competitivi, sembra quasi di stare in una sala giochi ma senza puzza di fumo e senza le fantasiose parolacce create per l’occasione in base al cabinato.
RGP: Personalmente credo che, questa tua passione sia stata in parte ereditata da familiari…Tempo fa, infatti, su Facebook hai pubblicato un post ed una foto di te e tuo padre con in mano, rispettivamente, un Commodore 128 ed un Commodore 64C. Anche tuo padre, ai tempi, si dilettava con il gioiellino Commodore?
ANTONIO: Penso che tutto sia iniziato proprio quando a casa mia entrò il Commodore VIC20: quel fascino e quella curiosità nel vederlo funzionare mi ha sicuramente colpito molto. Come raccontavo prima, mio padre realizzava i giochi per noi e poi faceva i suoi programmi e i suoi esperimenti.
Una volta, ad esempio, ricordo che costruì un trasmettitore video e mandò i suoi demo grafici realizzati con il computer, sulla TV dei vicini di casa. Vedeva noi giocare e a volte giocava anche lui.
Di seguito alcuni scatti con colui che ha dato il via alla mia passione:
RGP: Direi che hai un padre molto “avanti” dato che anche oggi, di tanto in tanto, credo utilizzerà ancora il Commodore 64…
ANTONIO: Avanti lo è sempre stato, in tutto. A volte penso che mi piacerebbe essere un decimo di quello che è lui (ma questa è un’altra storia). Ormai è da molto che non accende un Commodore (a parte quando ne porto qualcuno da lui per le riparazioni). E’ molto concentrato sui “moderni” PC e credo che sia uno dei pochi al mondo ad aver letto il manuale di Windows prima di accendere il computer. Si è appassionato alla fotografia, alle creazioni di ambienti 3D, oggetti tridimensionali che si muovono con musiche varie.
In questo periodo inoltre è molto preso dalle registrazioni di film western dalla TV al PC, per poi metterli in DVD e rivederseli quando ha voglia. E per fortuna non trasmettono più telefilm come Baretta, Simon & Simon, Riptide e altri (anche se io li rivedrei con molto piacere)!
Già mio padre sta riempiendo troppe cartelle… Nel periodo in cui scoprì che proponevano in TV A-Team, Supercar e Magnum PI, iniziò a fare archivio!
RGP: E come dargli torto? Per concludere: parlando della tua collezione, quale obiettivo o traguardo (se ne hai uno) vorresti raggiungere?
ANTONIO: Mi piacerebbe condividere tutto questo con gli appassionati, magari realizzando un museo permanente e quindi con molte postazioni per potere provare le vecchie console e i computer di un periodo ormai lontano ma sempre vivo grazie ai retrogamers. Ogni tanto realizzo piccole mostre in locali della zona per fare conoscere anche ai più giovani quali sono le radici dei moderni videogiochi ma avere un posto abbastanza grande per contenere tutto sarebbe meraviglioso.
RGP: A questo proposito vorrei segnalare BIT INVADERS, la mostra di console, computer ed accessori che Antonio sta organizzando per il 27 Dicembre, al quale tutti siete invitati a partecipare! Vi assicuro che ne varrà la pena, inoltre verrà organizzato un torneo di GALAGA con una storica PSONE in palio per il vincitore!!
Direi che tutti coloro che si troveranno nelle vicinanze di Castelvetrano (TP), sono “obbligati” a partecipare…
Qui sotto la locandina dell’evento:
Siamo purtroppo giunti al termine di questa interessante intervista. Ringrazio in modo particolare Antonio per essersi offerto con entusiasmo di realizzare questa intervista e per la sua capacità di trasformare i ricordi in qualcosa di “vivo” e con il quale, ancora oggi, è possibile divertirsi!
ANTONIO: E’ stato un grande piacere e mi sono molto divertito. Hai riaperto molte porte che erano rimaste socchiuse da tanto tempo…
A tratti mi sono anche commosso, ricordando come ci si divertiva una volta.
Sono io che ringrazio te!