INTERVISTA SCRITTA DA GIANPAOLO IGLIO SU TRACCIA DI RGP
Continuiamo la serie di interviste alle “firme” più famose dell’editoria videoludica italiana: oggi è il turno di Gianpaolo Iglio, meglio conosciuto con lo pseudonimo MossGarden, redattore di Game Republic e molte altre testate editoriali. Ma non finisce qui…
Robert “RGP” Grechi
RGP: Ciao Gianpaolo e benvenuto sulle pagine di Retrogaming Planet! Raccontaci un pò di te, partendo dall’infanzia: quando e dove sei nato?
GIANPAOLO: Innanzitutto grazie per l’invito, è davvero un piacere essere vostro ospite! Dunque, io sono nato a Napoli nel 1978, più o meno in concomitanza col lancio europeo del Magnavox Odissey2 e ho cominciato a sviluppare questa ossessione per i videogame già un paio di annetti dopo…

RGP: Da bambino eri un frequentatore abituale delle sale giochi (come buona parte di noi “ragazzi degli anni ‘80”) o le ritenevi un posto dal quale tenerti ben distante?
GIANPAOLO: Come molti ragazzini dell’epoca ero incredibilmente attratto dalle sale giochi, ma per i primi anni ho dovuto lottare strenuamente con i miei familiari per ottenere il permesso di andarci. In tal senso, ho cominciato a diventarne ospite assiduo intorno al 1988, giusto in tempo per godermi hit come VIGILANTE, TIGER ROAD e il primo STREET FIGHTER. Da allora in poi, posti come la King e Holyday (le sale all’epoca più gettonate del quartiere in cui vivo) si trasformarono in una specie di “garconierre” personale: erano il rifugio cui rintanarmi quando marinavo la scuola, il luogo di ritrovo per eccellenza e il primo posto di cui andavo alla ricerca quando si andava in vacanza. Diciamo pure che se le chiese avessero messo i coin-op al posto dei confessionali, sarei stato un cristiano molto migliore.
RGP: Cosa ricordi maggiormente e ti manca di più di quell’epoca?
GIANPAOLO: Ricordo che ero incredibilmente curioso di capire come funzionassero i videogame, chi li facesse; avevo una voglia matta di provarne sempre di nuovi e ne parlavo in continuazione, descrivendo situazioni di gioco a chiunque mi capitasse a tiro. Oggi come oggi può sembrare comune, ma allora non tutti i bambini avevano la “scimmietta” dei videogame, quindi cercavo di evangelizzarli.
Come prevedibile, mi mancano tante cose di quell’epoca, come ad esempio il senso di meraviglia che provavo ogni volta che scoprivo un titolo nuovo: emozioni che oggi, pur sforzandomi, non riesco a provare tanto spesso (la stessa cosa vale per il sottoscritto!NdRGP). Volendo avventurarsi per un attimo nel campo della psIcologia spicciola credo che a mancarmi più di ogni cosa sia il Gianpaolo di allora e il suo modo di rapportarsi al mondo che lo circondava.
Insomma, quel genere di cose che molti di noi cercano probabilmente di ritrovare con l’aiuto del retrogaming.
RGP: Assolutamente d’accordo con te! Un titolo che ricordi in modo particolare o al quale risultavi imbattibile?
GIANPAOLO: La mia incredibile ingordigia di novità, mi impediva di dedicarmi a un dato titolo così tanto da poter diventare imbattibile. Non sono mai stato uno di quelli che massacra amici e sconosciuti ad ogni classico, tanto per capirci. In ogni caso, mentirei spudoratamente se ammettessi di non aver investito in giochi quali il primo STREET FIGHTER, BARBARIAN e PLAYER MANAGER di Dino Dini, l’equivalente di tutte le ore che avrei dovuto dedicare allo studio.
RGP: Su quale macchina hai messo le mani la prima volta e per quale scopo: ludico o professionale?
GIANPAOLO: Il mio primo contatto con una macchina da gioco deve essere avvenuto intorno al 1981 e sono certo si trattasse dell’INTELLIVISION. Lo ricordo nitidamente nonostante la giovanissima età, perché per me fu un epifania… Hai presente lo scimmiotto di 2001 Odissea nello Spazio, quando tocca per la prima volta il monolito della sapienza? Quello ero io, e la sapienza era BOXING.
Dovessi in ogni caso datare l’inizio effettivo del rapporto d’amore che mi avrebbe legato per sempre ai videogame, dobbiamo arrivare al 1985, anno in cui il C64 e GHOSTBUSTERS entrarono nella mia quotidianità.
RGP: Cosa prediligevi all’epoca fra Commodore 64 e ZX Spectrum, Amiga e PC, Mega Drive e SNES?
GIANPAOLO: Da bambini, ma anche da adolescenti, si tende ad essere molto più crudeli e categorici nelle preferenze e ripensando ad alcune sentenze emesse all’epoca, un pò mi sento in colpa. In ogni caso, tra i sistemi che hai citato non avrei avuto mai alcun dubbio: COMMODORE 64, AMIGA e SNES tutta la vita.
RGP: E come darti torto…Sai programmare e, se sì, in quale linguaggio?
GIANPAOLO: No, assolutamente. Non sono mai stato portato per le materie scientifiche, né tantomeno per l’informatica applicata e ammetto nitidamente di non aver mai fatto troppo per invertire la tendenza. Mi limito a “saper” giocare, che comunque non è poco!
RGP: Dopo aver trascorso un’infanzia del genere non avresti potuto fare altri lavori se non il redattore: quando hai percepito la necessità di volerti occupare di videogames?
GIANPAOLO: Credo di aver sempre avuto un certo approccio critico ai videogame, tant’è che dibattere sull’effettiva validità dei titoli che saltavano fuori era il mio sport preferito già ai tempi delle elementari. L’idea di trasformare tutto questo in un’eventuale prospettiva di lavoro, mi saltò in mente leggendo le recensioni di BONAVENTURA DI BELLO e gli altri pionieri del giornalismo specializzato su ZZAP!, poi consolidarsi in seguito sulle pagine di TGM, CONSOLEMANIA, K e GAME POWER.
Un bel giorno, ai tempi della seconda media, decisi pertanto di tentare: creai una piccola fanzine di genere assieme ad un mio carissimo compagno di classe! Si chiamava Smash TV – in omaggio al mitico shooter della Midway – e la scrivevamo a mano, appiccicando sugli articoli immagini ritagliati dalle succitate riviste. Ci davamo dentro come fossimo una vera redazione – o come pensavamo potesse funzionare una vera redazione – e una volta completato il numero mensile, lo rivendevamo fotocopiato a scuola per 1.000 lire o una merendina.
Andammo avanti fino agli inizi del ginnasio.
RGP: Ci racconti qual è stata la prima rivista per la quale hai scritto e come è avvenuto il tuo ingresso in redazione?
GIANPAOLO: Successe tutto nell’autunno 2002, un periodo non esattamente facile per me. Non capivo bene quale sarebbe stata la mia strada e mi chiedevo se valesse davvero la pena puntare sull’università: stavo leggendo Cube, una rivista specializzata in piattaforme Nintendo edita da Playpress Publishing e lessi nell’angolo della posta che lo staff era in cerca di nuovi collaboratori esterni. Senza crederci neanche per un istante, buttai giù una recensione di Dead or Alive 3 in versione Xbox e la spedii via posta elettronica, quindi me ne dimenticai. Dopo un mese mi arriva un’inattesa risposta da parte del caporedattore di allora, il mitico Marco Accordi Rickards che mi chiede se sono ancora interessato all’opportunità…
Beh, di certo non potevo saperlo, ma la mia vita era cambiata per sempre.
RGP: Di cosa ti occupavi esattamente?
GIANPAOLO: Senza nascondere una punta di orgoglio personale, posso dire di essere stato uno degli ultimi giornalisti – mi si passi il termine, in assenza di un sinonimo più calzante – ad aver fatto la classica gavetta. La prima firma sotto un articolo me la sono guadagnata con quasi due anni di tirocinio passato a scrivere didascalie, realizzare box e buttare giù speciali che non prevedevano alcun riconoscimento formale. Prima di arrivare su Game Republic, mi sono fatto le ossa su riviste più settoriali del brand Playpress, guadagnandomi uno spazio maggiore di mese in mese, con un umiltà che oggi faccio fatica a rintracciare nelle nuove leve. Ma erano altri tempi, la banda larga non aveva ancora rivoluzionato tutto e l’editoria cartacea era ancora in cima alla catena alimentare.
Non vorrei passare per bacucco, né per snob, ma sulla rete oggi è possibile arrivare a firmare la recensione di un tripla A anche a 18 anni e per un portale di prima fascia. Prima di guadagnarti lo stesso diritto nell’editoria tradizionale ti dovevi fare veramente in quattro e non è neanche detto che accadesse.
RGP: Altri tempi, decisamente! Una giornata-tipo redazionale o qualche ricordo/aneddoto che desideri condividere con i lettori di Retrogaming Planet?
GIANPAOLO: In realtà, non ho mai fatto molta vita di redazione: ho sempre preferito mantenere posizioni esterne, lavorando da casa e raggiungendo la vicina Roma solo quando ve ne fosse davvero la necessità. Figlia di una mia singolare attitudine alla professione, questa scelta può aver senz’altro rallentato determinati processi, ma mi ha anche “protetto” da molti degli effetti collaterali legati alla vita redazionale, che talvolta può accusare le stesse problematiche di un ufficio normale. Ad ogni modo, fattori come le tempistiche strettissime, gli articoli da completare a notte fonda e i press tour intercontinentali dell’ultimo minuto ho avuto modo di saggiarli ugualmente ed è impossibile negare che il tutto abbia un suo maledettissimo fascino.
RGP: Successivamente hai scritto recensioni anche per altre testate oltre a dirigerne alcune…ci racconti qualcosa in merito?
GIANPAOLO: Prima di stabilirmi regolarmente su Game Republic, dove curo la sezione Retro (Time Warp) da circa 10 anni, ho avuto modo di scrivere su molte altre riviste: oltre a Cube, citerei PC Home, PS Mania in tutte le sue declinazioni, Xbox Magazine, Ufficiale Playstation Magazine, XBM, 360 Magazine e compagnia danzante. L’unica direzione che abbia mai affrontato è stata invece la più bella, ma anche più dolorosa esperienza della mia carriera: mi riferisco alla versione italiana di Retro Gamer, che uscì a cadenza trimestrale nel 2006. Avevamo lottato tanto per assicurarci i diritti di quel progetto e quando me l’ero visto assegnare non dormii dalla gioia per giorni interi, ma alla fine le cose non andarono come previsto. Per etica professionale non ritengo a tutt’oggi corretto parlare nel dettaglio delle eventualità che ne decretarono il fallimento, né intendo attribuire responsabilità a chicchessia. Dico solo che si perse un’occasione probabilmente irripetibile e che la redazione – dal primo all’ultimo collaboratore – non ebbe alcun reale potere di impedirlo.
RGP: Purtroppo molte riviste dedicate al retrogaming sono morte prematuramente mentre all’estero (in UK ad esempio) godono ancora di ottima salute…cosa, secondo te, ha causato il declino dell’editoria classica a favore di quella online (almeno nella nostra penisola)?
GIANPAOLO: Credo che i vertici delle principali realtà editoriali nostrane non abbiano mai considerato il fenomeno del Retrogaming come un’effettiva opportunità commerciale. Per portare una rivista di un certo livello in edicola, occorre fare degli investimenti netti e stabilire delle strategie di mercato valide e aggressive, ma è difficile attuare questo genere di politica quando il topic di riferimento non sembra offrire garanzie adeguate. Se questo pregiudizio era Verbo già all’epoca di RetroGamer Italia, puoi immaginare le dimensioni che abbia assunto oggi, con la drammatica crisi dell’edicola.
Volendo poi azzardare un confronto con realtà estere come l’Inghilterra o la Francia posso ipotizzare che lì vi sia ancora una certa cultura per l’investimento, che trova peraltro terreno fertile in un contesto sociale in cui i videogame godono di maggior reputazione. Al contrario, qui da noi persistono ancora molte remore a inquadrare il settore come un reale polmone dell’industria mondiale. E se aggiungi a questa forma mentis quella pessima tendenza manageriale tesa ad ottenere sempre il massimo dei risultati col minimo dello sforzo, puoi facilmente comprendere come mai nessuna iniziativa di genere abbia mai avuto successo.
RGP: Un vero peccato considerate le potenzialità! Oltre a questo, hai anche ricoperto il ruolo di traduttore di videogames ed inviato speciale nelle sedi di alcune delle più famose software house mondiali, confermi?
GIANPAOLO: Confermo. Ho vissuto buona parte del 2007 e del 2008 su un aereo, come molti dei miei colleghi, andando in giro per il mondo a visionare gli studi di Rockstar Games, Bungie, Ubi Soft, Nintendo e Midway, realizzando approfondimenti sui principali videogame in via di sviluppo all’epoca. Questo mi ha offerto la possibilità di incontrare molti dei miei miti di gioventù, come ad esempio (Ed Boon, creatore di Mortal Kombat (suo il faccione che di tanto in tanto compariva a lato schermo pronunciando “Toasty!“… NdRGP) con cui trascorsi un indimenticabile serata in un locale di Chicago. Quanto alla localizzazione dei videogame collaboro attivamente con diversi publisher, tra cui gli amici di Adventure Productions, per i quali ho avuto modo di mettere mano a titoli come Leisure Suit Larry Reloaded e il recentissimo Endless Legend.
RGP: Una carriera davvero invidiabile considerando che sei riuscito ad affiancare al tuo ruolo di redattore multi-rivista anche quello di autore di libri oltre ad un’altra attività che fra poco andremo a raccontare! Ci dai qualche informazioni in merito al libro che hai scritto (e che speriamo sia solo il primo di una lunga serie) ed alle modalità di acquisto?
GIANPAOLO: In quanto membro del comitato scientifico del Vigamus di Roma ho avuto modo di prendere parte al progetto Conscious Gaming: una interessantissima collana di saggistica curata da Universitalia e diretta da – guarda un pò – quel Marco Accordi Rickards che per primo mi diede fiducia nel settore editoriale. Ciò mi ha permesso di realizzare uno dei miei più arditi sogni da cassetto, ovvero quello di raccontare le avventure grafiche attraverso la storia e le opere della leggendaria Sierra Online di Ken e Roberta Williams.
Quanto alla carriera, mi piace pensare che il meglio debba ancora venire…
RGP: Il libro è acquistabile nel solo formato cartaceo o anche in versione digitale, da caricare comodamente sul proprio EBook e gustare nei luoghi e momenti più disparati?
GIANPAOLO: Il libro è attualmente disponibile soltanto in versione cartacea e può essere acquistato presso qualsiasi portale italiano specializzato nella rivendita online, come ad esempio IBS (cliccando sull’immagine del libro nella home del blog, verrete direttamente dirottati sulla pagina IBS per l’acquisto del libro. NdRGP) In alternativa, si può richiederne una copia direttamente al Museo Vigamus di Roma, servendosi dell’apposita sezione contatti del website ufficiale.
RGP: Un libro, quindi, che non può assolutamente mancare nella collezione di ogni appassionato retrogamer!
GIANPAOLO: Beh, diciamo che può essere un buon punto di partenza per entrare nel mondo delle avventure grafiche: beninteso, non ho certo la pretesa di aver scritto il saggio definitivo a riguardo. Di certo, è un libro impegnativo, stiamo sempre parlando di un approfondimento su una particolare branca di un settore che è già di per sé “nicchia”. Mi ci sono voluti circa 2 anni per realizzarlo: nel tentativo di offrire agli appassionati quante più informazioni inedite sulla storia della Software House e saghe come Leisure Suit Larry, King’s Quest e Space Quest ho inseguito i rispettivi autori un pò ovunque, ma alla fine credo ne sia valsa la pena!
RGP: Direi assolutamente si! Riguardo la tua carica di Consulente Scientifico del ViGaMus di Roma: immagino tu vada fiero di essere stato scelto per questo incarico. Quali sono i progetti che hai in mente per pubblicizzare il Museo e renderlo un vero punto d’incontro per i giocatori di tutte le età?
GIANPAOLO: E’ stato un onore e un privilegio essere scelto per rivestire questa carica: vivendo a Napoli non posso occuparmi direttamente della sfera promozionale, ma dubito in ogni caso che trovandomi a Roma riuscirei a farlo meglio delle persone che già svolgono questa mansione da due anni a questa parte. In tal senso, il mio contributo si rifà più al supporto nell’ambito di eventi quali conferenze speciali e alla supervisione dei testi che accompagnano l’esposizione dei vari sistemi in mostra.
RGP: Cosa pensi dei vari blog e siti dedicati al retrogaming che da qualche tempo stanno nascendo un po’ ovunque in Italia?
GIANPAOLO: Sono generalmente entusiasta di ogni iniziativa volta alla diffusione del culto e posso comprendere perfettamente le esigenze che spingono tante persone a desiderare uno spazio attraverso cui raccontare la storia dei videogame dal proprio punto di vista. L’importante è che non vi sia competizione diretta tra i vari portali e che ognuno rispetti l’approccio altrui, senza ritenersi più competente e per questo più degno di rapportarsi alla materia. Vista la natura essenzialmente gratuita, blog e siti di genere dovrebbero sempre tenersi alla larga da tutte quelle odiose rivalità che si instaurano tra brand interessati a battere cassa e preservare come un vero tesoro quel sano spirito smanettone all’origine del tutto.
RGP: Infatti, come potrai vedere, Retrogaming Planet ha molti blog/siti partner con i quali, sovente, avviene scambio di materiale… Ovviamente non manca il tuo blog! Ci racconti quindi come è nato il tuo Rewind, disponibile in rete da qualche giorno?
GIANPAOLO: Ti dirò, era da tempo che cullavo l’idea di aprirmi un piccolo spazio in rete dove poter parlare di retrogaming senza essere necessariamente legato agli spazi e alle tempistiche che caratterizzano il mio lavoro su carta stampata. Fino ad ora, non avevo avuto il tempo materiale di dedicarmici, poi, complice la temporanea assenza di Game Republic dalle edicole, si è presentata l’occasione di passare ai fatti e l’ho colta al volo. Lungi chiaramente da me la volontà di diventare un punto di riferimento di rete per l’intera scena: in questo senso, vi inviterei solamente a inquadrare Rewind come prolungamento web della rubrica che curo su GR e come un’ulteriore occasione di stare assieme, seppur virtualmente.
RGP: Una domanda un pò personale: anche tu soffri del “Morbo del Collezionista” che affligge molti di noi o utilizzi le macchine a tua disposizione esclusivamente per lavoro?
GIANPAOLO: Inutile negarlo. Anche io ne soffro, ma ammetto che superata la trentina ho cominciato a scegliere con più attenzione le mie battaglie. Oggi come oggi mi riservo il lusso di collezionare solo i titoli e i sistemi che ritengo veramente indispensabili: le follie di un tempo, e ce ne sono state di estreme, le lascio oramai ai più giovani.
RGP: Di cosa ti occupi attualmente?
GIANPAOLO: Tecnicamente parlando, seguo due carriere parallele: da un lato, quello più esposto, continuo a occuparmi di editoria e videogame scrivendo su varie riviste cartacee, portali web come Videogiochi.com di Roberto Buffa o collane bibliografiche quali la succitata Conscious Gaming di Universitalia. Parallelamente, presto servizio di traduttore freelance per diverse compagnie estere: in questo ramo, mi occupo di argomenti molto diversi quali ingegneria ambientale, ingegneria automobilistica e materia militare, come dimostrano i precedenti contratti con U.S. Navy e aziende quali Tetra Tech Incorporated, Opel e General Motors.
RGP: Hai in cantiere qualche progetto editoriale o il secondo volume del libro citato poco sopra?
GIANPAOLO: Sono attualmente al lavoro sul secondo volume della Storia delle Avventure Grafiche, ovviamente dedicato a LUCASFILMS e LUCASARTS e ho in cantiere un altro libro di natura più didattica, di cui mi auguro di farvi sapere qualcosa al più presto. Per il resto, attendiamo i continui sviluppo di un universo davvero imprescrutabile.
RGP: Non mi resta che ringraziare Gianpaolo Iglio per il tempo concessomi non prima, però, di avergli chiesto quale consiglio darebbe ad un giovane che desidera intraprendere la carriera di redattore o traduttore di Videogiochi…
GIANPAOLO: Nel ringraziare voi per la generosità mostrata nell’ospitarmi, vorrei evitare di rifilare ai giovani giornalisti aspiranti il solito pistolotto che in tanti rifilarono a me anni fa. Non vi dirò dunque di lasciar perdere, né elencherò tutti quei motivi per cui dovrei sconsigliarvi caldamente di tentare l’impresa: se sentite che questa è la vostra strada e siete disposti anche a fare qualche doloroso sacrificio per seguirla, fatelo! Oggi come oggi avete d’altronde a disposizione molte più opportunità di quante ne avessi io dodici anni fa. Cercate soltanto di maturare uno stile personale, evitando di scimmiottare lo stile di maniera che affligge gli articoli che affollano i siti di mezz’Italia: c’è grande bisogno di firme coraggiose e liberi pensatori che abbiano il carattere – e ovviamente i mezzi – per rompere gli schemi.
Solo così avrete d’altronde occasione di emergere dalla massa e farvi un nome.
RGP: Ottimo consiglio! Grazie ancora!
GIANPAOLO: Grazie ancora a voi e, ricordate il vecchio motto: VADE RETRO!