INTERVISTA A DAVIDE CORRADO: curiosità, aneddoti ed inedite rivelazioni sulla storica Bovabyte

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INTERVISTA SCRITTA DA DAVIDE CORRADO SU TRACCIA DI RGP
 

INTERVISTA A PAOLO BESSER (L’ALTRA “META'” DEL DUO BOVABYTE) DISPONIBILE QUI
 

Finalmente dopo molto tempo (per colpa però del sottoscritto e non di Davide) Retrogaming Planet è riuscito a realizzare una splendida intervista a DAVIDE CORRADO, colui che assieme a PAOLO BESSER, ha dato vita verso la fine degli anni ’80 all’esilarante duo BOVABYTE.
I loro bizzarri racconti ci hanno tenuto compagnia per molti anni prima sulla storica Zzap! e poi su The Games Machine, rivista di riferimento per tutti i retrogamers italiani!

Quindi, se volete sapere come tutto è cominciato, non perdete altro tempo e iniziate a leggere!
 

RGP: Ciao Davide e grazie per aver accettato di realizzare questa intervista! Ora il duo BovaByte è di nuovo al completo anche sulla pagine digitali di Retrogaming Planet!

K: Ciao e grazie a te per quest’intervista.

RGP: Per cominciare raccontaci un po di te: quando e dove sei nato ma soprattutto come ti sei avvicinato al mondo dei videogames?

K: Immagino tu voglia la risposta lunga, vero? Ebbene, fin dalla prima infanzia ho manifestato molta curiosità per gli oggetti meccanici (come gli orologi) ma soprattutto per quelli elettronici. In genere ero molto attratto da televisori, radio, macchinine radiocomandate, giradischi, registratori a bobine e coin-op.
Mi interessavano gli oggetti in sé, ovvero le loro funzioni “primarie”, ma soprattutto mi piaceva aprirli e carpirne i segreti. Nel 99% dei casi ero in grado di rimontarli perfettamente e a volte riuscivo anche a ripararli. Verso i 7 anni poi ho scoperto che esistevano i computer e me ne sono perdutamente innamorato.
Per averne uno ho però dovuto aspettare di compiere 12 anni; in pratica ho dovuto sfinire i miei genitori da 7 a 12 anni per farmene comprare uno, in quanto mia madre, che al tempo era una vera bacchettona sulla scuola, temeva che un computer avrebbe potuto distogliermi dallo studio. Alla fine sono riuscito ad avere il mio primo computer, un COMMODORE 128 a cui poi aggiunsi un drive Commodore 1571 e un monitor a colori, che possiedo tuttora ovviamente perfettamente funzionante.
Ah dimenticavo…sono nato a Vigevano, in provincia di Pavia (ora vivo, dopo essermi spostato varie volte, a Milano con mia moglie e mia figlia).
In un certo senso i videogiochi erano “accessori”, nel senso che da ragazzo ci giocavo molto ma in realtà mi interessava il funzionamento del computer più che giocare. E in effetti passavo più tempo a smanettare che a giocare.

RGP: Qual è stata la prima macchina sulla quale hai messo le mani?

K: La prima macchina sulla quale ho messo le mani era uno ZX Spectrum di un amico: mi fece vedere come scrivere semplici programmini in Basic e mi esaltai. Come ho detto prima il primo computer mio fu un COMMODORE 128!

RGP: Strano tu non sia partito come moltissimi altri, da un Commodore 64… Da ragazzo ti consideravi un “nerd” o prediligevi lo studio al videogioco?

K: Da ragazzo mi interessava solo l’informatica e la chitarra (la prima più della seconda, direi che adesso è il contrario). Lo studio non mi è mai interessato anche se mi sono impegnato ad essere sempre promosso con il minimo sindacale; ero a mio agio con le materie scientifiche ma ho sempre detestato quelle letterarie, a tal punto dal far sparire ogni libro scolastico di letteratura, latino, filosofia, storia ecc. il giorno dopo l’orale della mia maturità scientifica.
Ho anche studiato all’università: in pratica mi manca solo la tesi per la laurea in Scienze dell’Informazione (ho finito tutti gli esami del mio piano di studio nel 2010), ma trovo molto più piacevole suonare la chitarra e quindi la tesi arranca.

(UPDATE: Davide, nel 2014, si è laureato, concludendo quindi il ciclo di studi nonostante la passione per la chitarra…NdRGP).

Davide in un momento di relax…o forse no?

RGP: Sei capace di programmare? In quale linguaggio?

K: In genere non ho problemi a programmare anche se ho una mente prevalentemente procedurale. Questo significa che non mi trovo molto a mio agio con i linguaggi ad oggetti come C++ o Java; mi piace usare i puntatori e altre amenità che non sono disponibili in genere nei linguaggi ad oggetti.
Sono fluente in C e in shell scripting in genere.

RGP: Hai frequentato quindi corsi specifici o ti consideri un’autodidatta della programmazione?

K: Come ho detto sopra, ho frequentato la facoltà di Scienze dell’Informazione ma sinceramente non ho mai seguito un corso (beh, forse solo uno) perché passavo tutto il mio tempo a cazzeggiare con i server UNIX nel laboratorio di informatica. Ho anche hackerato i server dell’università arrivando ai privilegi da amministratore, usando un baco presente nel comando ping, una volta che l’amministratore stesso non voleva installare un software che mi serviva. Ricordo ancora la sua faccia quando mi chiese chi mi avesse dato la password dell’utente root e io gli feci vedere come facevo a diventare amministratore senza conoscerla.
Il giorno dopo aggiornò tutti i server!

RGP: Ormai è noto che tu e Paolo Besser (l’altra metà del duo BovaByte) vi siete conosciuti sui banchi di scuola. Ci racconti come è avvenuto l’incontro e quali interessi avevate in comune?

K: Non dovrei dirlo ma da ragazzino vendevo software ai miei compagni di scuola…Paolo me lo trovai nell’ora di ginnastica in prima liceo e gli vendetti Road Runner per C64. Subito dopo diventammo amici e ci scambiammo tutto. Oltretutto scoprii dopo che Paolo non solo era più bravo di me a programmare il C64 ma aveva anche più giochi!


 

RGP: Come è nato il duo BovaByte e quale obiettivo (se ne avevate uno) intendavate raggiungere con le vostre  parodie?

K: BovaByte è sempre stato puro divertimento. E’ nato perché avevamo degli amici deliranti (ormai lo posso dire, uno di questi si chiamava Bova di cognome, come il più famoso Raoul, quindi tutte le giustificazioni che abbiamo dato in passato sul perché del nome BovaByte sono ovviamente false) che amavamo “prendere in giro” perché dicevano o facevano cose deliranti. Il computer era insomma la nostra passione e ci facevamo pure dell’umorismo sopra.

RGP: Avresti mai immaginato, all’epoca, di riuscire a finire sulle pagine di Zzap! (presumibilmente la vostra rivista di videogiochi preferita) con le avventure di Bovabyte?

K: No, non lo avrei mai immaginato! Ci ho messo anche un pò a metabolizzare la cosa; è stato un sogno che si è avverato.

RGP: Per molti lettori di Zzap! e TGM (tra i quali il sottoscritto) il sogno proibito era proprio entrare a far parte della Redazione. Io feci anche un colloquio con Stefano Gallarini in Via Valtellina ma, proprio a causa del mio Amiga, dovetti rinunciare ad entrare nel corpo redazionale (a questo INDIRIZZO spiego tutto in modo dettagliato)!  I miei lettori quindi saranno curiosi di sapere come siete riusciti a passare dall’altra parte della barricata!

K: Il primo contatto con la rivista l’avemmo credo ad un SIM HI-FI, dove ci portammo i nostri Joystick modificati per C64 (avevano due pulsanti di fuoco e due cavi, in pratica il secondo fuoco funzionava sul secondo cavo, che andava collegato alla porta 1; lo usavamo con R-Type, ovviamente per C64). Incontrammo Marco Auletta e glieli mostrammo.
Poi iniziammo a spedire a Zzap! la fanzine BovaByte che Paolo impaginava con le nostre idee scroccando la fotocopiatrice dell’azienda del padre. Un giorno eravamo a casa della zia di Paolo e decidemmo di telefonare in redazione offrendoci come redattori. Dall’altra parte ci rispose Marco, che ci invitò in redazione e ci venne pure a prendere, mi pare in Stazione Centrale: da lì a poco diventammo dei redattori della rivista che tanto amavamo!

RGP: Oggi purtroppo queste occasioni non capitano più! Cambiando discorso vorrei parlare del “ Pastore”: questo nome evoca in me incubi notturni della peggior specie! Cosa puoi raccontarci di questo misterioso nonché simpaticissimo personaggio?

K: Non ricordo bene che cosa ho rivelato e che cosa ho tenuto per me. Ad ogni modo il Pastore è un personaggio veramente esistente: era un mio compagno di scuola alle medie. Il soprannome Pastore glielo aveva dato qualcuno perché indossava dei gilerini di lana; un soprannome un pò stupido ma che gli è rimasto attaccato addosso per molto tempo. In questo caso non voglio rivelare il suo nome per ovvi motivi di privacy.
A differenza di Bova, che era all’oscuro di tutto, lui sapeva che usavamo il suo nome, o meglio il suo soprannome, con un personaggio di finzione che era però molto ispirato al Pastore vero. A volte gli faceva piacere ma credo che per la maggior parte del tempo gli abbia dato fastidio. Diciamo che il Pastore di BovaByte era il Pastore vero leggermente esagerato nelle sue manie; quindi il fatto che ad esempio colorasse il bordo delle schede con il pennarello nero indelebile o altre amenità varie era tutto vero!
Anche che avesse speso una vera fortuna (pari al prodotto interno lordo di un piccolo paese) per potenziare il proprio Amiga 1200 è tutto vero. E anche tutto il resto che abbiamo scritto è tutto almeno in parte vero, anche perché, in questo converrai, sarebbe stato difficile inventarsi tutto di sana pianta.

RGP: A proposito di Amiga il buon Paolo Besser è da sempre un estimatore della macchina Commodore… Un tuo parere invece su questo storico Home Computer?

K: Io ho AMATO l’Amiga in modo viscerale e totalitario, ma alla fine dovetti riconoscere che la Commodore fosse amministrata da scimmie ammaestrate e salpai per nuovi lidi, ovvero approdai al PC. Windows 3.1 e il DOS mi calzavano davvero stretti (oltre ad essere penosi), quindi quasi subito passai a Linux (stiamo parlando del 1992-1993). Da allora non mi sono più voltato indietro!
Parlando dell’Amiga al tempo era una macchina fenomenale ma non è stata tenuta al passo con i tempi e ha perso dopo poco il proprio vantaggio tecnologico. Capita spesso quando l’idea non è tua (la Commodore comprò l’Amiga, ma questo lo sapete anche voi): all’inizio funziona, ma se non la sai mantenere accade quello che è accaduto. Adesso non sono particolarmente interessato al ferro (nel senso che mi interessa, ma non sono legato a niente di particolare), ma sono molto sensibile al software open.

RGP: Cosa significava per voi adolescenti lavorare (divertendosi) per la vostra rivista di videogiochi preferita?

K: E’ stato un sogno ad occhi aperti! Non avrei volto essere da nessuna altra parte!

RGP: Immagino! Come si svolgeva la giornata lavorativa in Xenia?

K: Non si lavorava molto in redazione, o per lo meno, io e Paolo non eravamo in redazione tutti i giorni, anche perché all’inizio avevamo 17 anni e frequentavamo la terza liceo, a Vigevano per giunta. Ci andavamo tutti i giovedì pomeriggio. Ad esempio posso dirvi che la maggior parte delle missive cartacee venivano lette in classe durante le ora noiose. Io e Paolo fummo nella stessa classe (e nello stesso banco, ma non confinanti per non parlare troppo) dalla terza liceo in poi.

RGP: Il periodo più bello e per quale motivo: Via Cialdini, Via Valtellina o Via Carducci?

K: Ricordo con molto affetto il periodo di Via Cialdini, dove tutto ebbe inizio. Qualche anno fa ci sono pure passato davanti di proposito per nostalgia (Infatti Davide tempo fa ha pubblicato su Facebook le foto del suo passaggio davanti alle redazioni di Via Cialdini e Via Valtellina!NdRGP)! Anche le altre sedi hanno avuto i loro momenti divertenti ma la prima volta non si dimentica!

RGP: Ci racconti qualche aneddoto o avvenimento che ricordi con nostalgia?

K: Ne avrei troppi da raccontare! Posso pescare dalla cache un lancio di un prodotto scadente dalla finestra ad opera di Marco che fece suonare l’antifurto di una macchina parcheggiata sotto la finestra, oppure la svista nel colophon dove la grafica Donatella Elia era descritta come “granfica” e lo era davvero. (In merito a questo aneddoto posso aggiungere, come da info provenienti da fonti ufficiali ovvero dall’intervista a Bonaventura Di Bello, che trovate proprio qui sul blog, che non fu affatto una svista ma un “errore” fatto di proposito!NdRGP)
Oppure sempre Marco che ballando nell’ascensore ruppe la plafoniera dello stesso nella redazione di Via Valtellina, facendo incazzare tutti i condomini. In genere erano comunque sempre incazzati con noi per un motivo o un altro.

RGP: Quando hai deciso di allontanarti dal mondo editoriale videoludico e per quale motivo?

K: Vivevo da solo e non riuscivo a campare con il solo giornalismo. Dal momento che scrivevo articoli seri anche su altre riviste non Xenia usando vari pseudonimi (come Davide Zara, mi pare di aver scritto su Inter.Net e su qualche rivista di PlayStation caporedatta da Fabio Rossi ma non ricordo i nomi) e avevo spesso problemi a farmi pagare mi sono detto: perché non fare il sistemista? Detto fatto…e non mi sono mai più guardato indietro.
In realtà il mio sogno era fare il giornalista informatico ma con i tempi che corrono direi che sono stato lungimirante. E comunque fare quello che faccio adesso mi piace e soprattutto mi fa arrivare a fine mese senza problemi.
In più la redazione è cambiata nel corso degli anni e sinceramente io preferivo le sue varie incarnazioni del passato (Giorgio Baratto, Bonaventura “BDB” Di Bello, ecc) rispetto a quelle più recenti. Quindi in un certo senso ero pure felice e sollevato di andarmene anche se comunque ci ho messo un bel po’ a farlo.

RGP: Guardando indietro come giudicheresti la tua carriera di redattore?

K: Ho avuto una carriera giornalistica mediocre a livello lavorativo. Non sono mai cresciuto perché, a differenza di altri, non ero molto incline a baciare i didietro altrui, cosa che dal periodo di decadenza di cui sopra era necessario. In generale non amavo interfacciarmi con gente nevrotica e uterina che premiava chi lo ossequiava e non approvava il tuo operato se la squadra del cuore perdeva la partita di domenica. Agli antipodi di questo c’è il rapporto con i lettori, che ancora adesso mi contattano e si ricordano di me. La cosa mi fa molto piacere e mi fa pensare che a loro il mio operato piacesse 🙂
Direi che questa è la cosa più importante. In genere i lettori mi contattano per amicizia su Facebook e io li accetto sempre tutti!

RGP: Sappiamo che ora lavori come sistemista (Gruppo Tecnocasa) quindi sei diventato un ”informatico serio”; hai nostalgia del  lavoro redazionale o sei consapevole e felice delle scelte fatte?

K: Non lavoro solo per il Gruppo Tecnocasa, sono in pratica un gigolò tecnologico che offre i propri servizi a vari clienti (tra cui per via indiretta anche IBM Italia). Non credo esistano informatici seri e informatici non seri ma piuttosto informatici e non informatici! Nel corso degli anni ho ricoperto vari ruoli (sistemista Solaris, sistemista Linux, sistemista AIX, sistemista HP/UX, esperto di application servers, esperto di sicurezza informatica, architetto, tecnico di rete su apparecchiature Cisco ecc), ma alla fine mi ritengo un sistemista UNIX molto smanettone. Sono consapevole di avere fatto le scelte che ritenevo migliori per me e non me ne sono pentito.
Oltretutto l’aver dovuto giocare anche ad un sacco di prodotti che non mi piacevano mi hanno fatto venire a noia i videogiochi e ho passato almeno una decina di anni senza toccarne uno. Adesso sto ricominciando a giocare molto poco e solo a titoli selezionati: God of War nelle sue varie incarnazioni, Assassin’s Creed nelle sue varie incarnazioni e pochi altri.
Pretendo molto dai videogiochi e mi annoio molto in fretta… Gioco spesso con il MAME ai giochi da sala che mi piacevano allora, come G’n’G, Black Tiger, Marble Madness e Final Fight. In definitiva è molto difficile che un gioco mi piaccia e in genere preferisco suonare la chitarra a giocare.

Il logo del sito di Bovabyte…con tanto di Pastore!

RGP: Se ti proponessero di vestire nuovamente per un giorno (ed un giorno solo) i panni del redattore videoludico per realizzare un evento “commemorativo”, cosa risponderesti?

K: Penso accetterei ma solo se si trattasse di un giorno solo!

RGP: Sarebbe spettacolare rivedervi tutti insieme per una sorta di Reunion! Come vedi attualmente il futuro delle riviste videoludiche cartacee ed in particolare di The Games Machine, l’unica rivista cartacea ad essere ancora “viva e vegeta” dopo più di vent’anni di onorato servizio?

K: Non leggo TGM da anni né leggo più riviste di informatica. Leggo invece molto on-line! Sfogliando occasionalmente una rivista di informatica, trovata da qualche parte, tutto quello che leggo sa di deja-vu… Indubbiamente la tecnologia si muove troppo in fretta per essere “immortalata” sulla carta e per questo motivo non credo nelle riviste di informatica ai giorni nostri. L’unica cosa che potrebbe distinguerle dai contenuti on-line è la profonda qualità dei contenuti, ma anche in questo caso, il fatto che le riviste di informatica debbano essere “mass market” non aiuta di certo. In sintesi se una rivista di informatica si trova dal parrucchiere o dal dentista, o da chiunque non sia un informatico, necessariamente non può trovarsi contemporaneamente tra le mie mani.
Non per radicalchicchismo, ma semplicemente perché non ha nulla da dirmi.

RGP: Secondo te, fra qualche anno, giocheremo esclusivamente su console sempre più potenti o il gaming su PC riuscirà ancora a ritagliarsi una fetta (seppur piccola) di mercato?

K: Non credo di poter essere la persona migliore a cui porre questa domanda: i miei PC sono in realtà dei server sempre accesi con installato Linux o FreeBSD, con hardware non recentissimo (ho ancora in giro gli AMD X2), quindi non ho la più pallida idea di cosa significhi giocare con il PC ai giorni nostri.
Ho una PS3 e le rare volte che ho voglia di giocare la uso con discreta soddisfazione. Per quanto mi riguarda preferisco le console ma semplicemente perché, quando gioco, non voglio usare un PC altrimenti mi sembra di lavorare.

RGP: Non mi resta che ringraziare Davide per aver condiviso con tutti noi questo piacevolissimo tuffo nel passato dei suoi ricordi “editorial – videoludici”!

K: Prego è stato un piacere! Spero apprezzerai le inedite “rivelazioni” che ho fatto.
Saluto anche tutti i miei vecchi lettori e li ringrazio per l’affetto che ancora mi danno.
Grazie.

©Copyright 2009 – 2023 by Retrogaming Planet – Robert Grechi
 

Autore: Robert Grechi

Nato nel 1977 ho vissuto in prima persona la nascita dei videogames fin dal lontano 1982, anno in cui entro in possesso di uno splendido Colecovision e con il quale comincio la mia “carriera” videoludica! Da allora è stato un susseguirsi di Home Computer e Console che hanno ampliato ulteriormente l’interesse per i videogiochi al punto da aprire, nel mese di Luglio 2009, il blog Retrogaming Planet interamente dedicato al mondo videoludico anni ’80 – ‘ 90!

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